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Aggiornamenti sul caso Emanuela Orlandi

Caso Orlandi, al via la discussione per la commissione d’inchiesta: si apre il dibattito alla Camera

Al via la discussione per l’istituzione della commissione bicamerale di inchiesta sulle scomparse di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. Oggi il dibattito alla Camera.
A cura di Beatrice Tominic
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Si è tenuta oggi in aula alla Camera la discussione per la commissione d'inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi: voto rinviato alla prossima seduta, attesa forse entro la fine di questa settimana. Dopo seguirà il voto al Senato e infine potranno ricominciare le indagini sul caso.

"Confidiamo in una risoluzione veloce", aveva dichiarato a Fanpage.it l'avvocata Laura Sgro lo scorso venerdì, annunciando la presenza in Aula della famiglia Orlandi. "Ci saranno i familiari ed io con loro, questa è la cosa più importante". Quarto punto all'ordine del giorno, la discussione per la commissione d'inchiesta è arrivata dopo più di due ore dall'inizio della seduta.

La discussione per la commissione di inchiesta

Nata con l'obiettivo di trovare la verità sul caso Orlandi, la commissione bicamerale di inchiesta è stata estesa anche alla scomparsa di Mirella Gregori, sia per la vicinanza dal punto di vista temporale che per elementi simili.

Come ha specificato Riccardo De Corato (FdI) introducendo la discussione, gli obiettivi della commissione sono molteplici: dalla ricostruzione e analisi della dinamica delle due scomparse, alla verifica dei materiali e dei dati acquisiti tramite inchieste giudiziarie e giornalistiche; dall'esame di "atti e condotte commissive o omissive che possono aver costituito ostacolo o ritardo o aver portato ad allontanarsi dalla ricostruzione necessaria anche promuovendo azioni presso stati esteri finalizzati ad ottenere documenti di prova in loro possesso per ricostruire la vicenda alle analisi degli atti processuali e materiale investigativo".

Al termine dei lavori, la commissione, che sarà formata da 40 componenti, 20 senatori e 20 deputati appartenenti ad almeno ciascun gruppo e che non devono aver ricoperto (o ricoprire attualmente) ruoli giudiziari nell'inchiesta, sarà redatta una relazione. Per il personale, locali e strumenti operativi la commissione si avvarrà di 50mila euro annui, divisi in parti uguali fra Camera e Senato.

Gli interventi in Aula durante la discussione

"Queste vicende sono rimaste coperte dall'oblio, non hanno avuto spiegazioni né soluzioni giudiziarie: sono molti quelli che, da casi giudiziari sono diventati tema di letteratura noir dopo – ha esordito Roberto Morassut (Pd) – Hanno condizionato la vita della nostra Repubblica, il rapporto fra popolo e istituzioni, il funzionamento di uno Stato e la sua efficienza: sono alla base di un rapporto di fiducia che purtroppo in molti casi non è stato possibile difendere. Oggi quello di Emanuela Orlandi è probabilmente il caso più importante: dopo 40 anni resta ancora qualcosa di non fatto e non detto, troppe domande senza risposta".

Le vicende di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori quasi si sovrappongono: "Sembrano accomunate da una stessa sorte: la commissione ha il compito di ricostruire tutte le incongruenze", ha poi aggiunto Morassut.

"Ci chiediamo perché molti soggetti siano stati ascoltati soltanto molti anni dopo", ha aggiunto Stefania Ascari (M5S). Fra questi dovremmo ricordare anche Monsignor Miserachs,  mai ascoltato  in Vaticano soltanto nel 2012, pochi giorni prima del ritrovamento dei resti di Renatino De Pedis nella Vasilica di Sant'Apollinare. Poi, come accaduto nel corso di altri interventi, è stato fatto riferimento alle tre rogatorie internazionali per chiarire i ruoli di alcuni esponenti della Santa Sede: "Il Vaticano non ha mai consentito che i propri funzionari, sia laici che chierici  deponessero con i magistrati di Roma, eppure gli stessi hanno collaborato per l'attentato a Giovanni Paolo II – ha aggiunto – Le commissioni parlamentari di inchiesta sono l'ultima arma a disposizione dei cittadini e delle cittadine, operano laddove le procure non riescono ad arrivare ad una verità definita: non è mai troppo tardi per inaugurare il tempo della giustizia".

Simonetta Matone (Lega), ha riportato le domande che, fino ad oggi, sono rimaste senza risposta: "Non soltanto come? e perché? Le loro famiglie non sanno quanto tempo siano rimaste in vita né, se morte, dove si trovino i loro corpi: è un nostro dovere politico e morale dare una risposta, con animo scevro da preconcetti. Se ci sono stati ostacoli dobbiamo capire da dove e da chi sono pervenuti", ha poi concluso.

Meno ottimista, invece, l'intervento di Roberto Giachetti di Italia Viva: "Non possiamo pensare di fare in 5 anni ciò che non è stato fatto in 40 – ha dichiarato, prima dell'annuncio – Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, chiede di essere ascoltato per raccontare ciò che non ha avuto la possibilità di fare in Vaticano: questa commissione non solo ha la straordinaria opportunità di sentirlo, ma ha l'obbligo di farlo, per una famiglia che necessita di conoscere la verità". Decontestualizzare i fatti dalle emozioni, invece, è la richiesta di Paolo Emilio Russo (FdI), che auspica ad un lavoro corale portato avanti da maggioranza e opposizione insieme, ricordando l'importanza del giornalismo nel ricostruire la vicenda, a partire dall'audiocassetta recapitata alla sede dell'Ansa.

"Speriamo di poter aprire un varco nel fitto bosco delle incertezze – ha concluso Alessandro Palombi  (FdI) – Con un'indagine senza preconcetti e senza la spasmodica volontà di individuare i responsabili, ma soltanto la verità".

L'impegno di Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela

Dopo l'intervento di Giachetti, Pietro Orlandi ha nuovamente confermato la disponibilità ad essere ascoltato al cento per cento.

"Se non lo faranno loro, saremo noi a chiedere che Pietro venga ascoltato – aveva precisato l'avvocata Sgro a Fanpage.it – È la memoria storica di quanto accaduto, un archivio vivente sulla scomparsa di Emanuela".

L'iter per la commissione d'inchiesta

Nella prossima seduta, la discussione verrà aggiornata: occorrerà aspettare la discussione (con conseguente voto) in Senato per la formazione della commissione e la nomina del presidente. Solo a quel punto potranno partire i lavori.

Dopo che lo scorso 28 febbraio la discussione era stata rimandata per "approfondimenti" (tanto che Morassut aveva pensato potesse essere intervenuto il Vaticano), la risoluzione breve e puntuale di questa mattina fa sperare in una calendarizzazione altrettanto veloce. "Presto dovrebbe essere calendarizzato anche il voto in Senato e entro un mese e mezzo potremo già conoscere i membri della Commissione: è stata richiesta una procedura d'urgenza, i tempi non dovrebbero essere troppo lunghi".

La nuova inchiesta in Vaticano

"Credo sia giunto il momento che la commissione venga realmente istituita: prima succede, meglio è – ha aggiunto l'avvocata Sgro – L'interesse comune è quello di far partire i lavori nel minor tempo possibile". A differenza di quanto sta accadendo in Vaticano, dove i contatti fra familiari e inquirenti, sono tutti racchiusi in una singola email in cui i funzionari della Santa Sede fanno riferimento ad un colloquio a fine delle indagini, nella commissione bicamerale Pietro Orlandi potrebbe essere fra le prime persone ad essere ascoltate.

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