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Roberto Saviano, un graphic novel racconta la sua vita sotto scorta: “Sono ancora vivo”

Si intitola “Sono ancora vivo” ed è il graphic novel che il disegnatore israeliano Asaf Hanuka sta realizzando sulla vita dello scrittore da dieci anni sotto scorta.
A cura di Redazione Cultura
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La vita di Roberto Saviano, da circa dieci anni sotto scorta, finirà presto in un graphic novel del disegnatore israeliana Asaf Hanuka. Il volume, dal titolo "Sono ancora vivo" uscirà per la Bao Publishing nella primavera dell'anno prossimo. Uno dei più talentuosi artisti di graphic novel racconterà la vita "speciale" di uno degli scrittori più famosi al mondo. La storia del graphic novel nasce dall'incontro che i due hanno avuto, dove per tre giorni di seguito hanno lavorato insieme per gettare le basi di "Sono ancora vivo".

Da dieci anni, lo scrittore partenopeo, all'indomani del successo del suo libro d'esordio "Gomorra" (Mondadori) e alle minacce ricevute dai clan camorristici, vive sotto scorta, seguito in ogni suo movimento da un gruppo di uomini delle forze dell'ordine, con tutte le conseguenze che una vita sotto costante minaccia di morte comporta. Il contrasto tra dimensione privata e pubblica della vita di Roberto Saviano sarà al centro del graphic novel a cura del prestigioso disegnatore israeliano.

Roberto Saviano: il racconto di una vita sotto scorta

Queste le parole, tratte dal sito di Roberto Saviano, con cui l'autore di "Gomorra" e de "La paranza dei bambini", ha raccontato il modo in cui è nata l'esigenza di vivere sotto scorta:

Come giovane scrittore che cresceva a Caserta, alla periferia di Napoli, sentivo la mia rabbia salire sempre di più. C’era una guerra in corso tra due clan di camorra per il controllo del territorio, e la violenza tra loro si riversava nelle strade. Volevo dire al mondo com’era questa zona di guerra: le famiglie delle vittime che si strappano i vestiti, il puzzo di piscio di un uomo che sapeva che stava per morire e non riusciva a controllare la sua paura, la gente sparata in strada perché assomigliava alla vittima designata. Ho avuto modo di conoscere i lavoratori delle industrie gestite dalla camorra. Ho avuto modo di conoscere i messaggeri, le vedette che lavoravano per il clan. Ho letto casellari giudiziali, notizie, trascrizioni di udienze. Ho messo le loro storie insieme, le storie del mio quartiere, e pubblicato un libro intitolato Gomorra. Qualcosa del libro ha toccato un nervo scoperto. E ‘diventato un bestseller immediato – l’hanno acquistato così tante persone che la camorra non poteva ignorarlo.

Da quel momento in poi, però, più nulla è stato uguale. Le minacce di morte, i volantini, la paura e l'inizio del calvario:

Dal 2006 la mia vita è stata una continua ricerca di un posto dove vivere, un posto dove scrivere. Ho vissuto in così tante case, così tante stanze diverse. Per tutto quel tempo non ho vissuto in nessun luogo per più di un paio di mesi. Piccole stanze, tutte, alcune di esse minuscole. E ognuna di esse era buia.

La "Lettera a me stesso" di Roberto Saviano

Ma qual è stato lo sliding doors, il momento in cui la minaccia camorristica si è abbattuta sull'autore di "Gomorra"? In un giorno fatidico, il 22 settembre 2006, quando su un palco a Casal di Principe, ancora ventiseienne, Roberto Saviano denunciò i clan che imperversavano durante una manifestazione pubblica. Nel video esclusivo di Fanpage.it, il racconto di quella giornata che provocò l'inizio di una vita sotto scorta. Da allora sono passati oltre dieci anni.

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