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Riva: in arrivo norma per far ripartire la produzione e reintegrare 1.400 operai

Il ministro Zanonato ha illustrato il piano per far ripartire la produzione e “salvare” 1.400 posti di lavoro delle sette società del gruppo Riva.
A cura di D. F.
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Il Consiglio dei Ministri potrebbe varare venerdì una modifica del Codice Penale che riporterebbe a lavoro i 1.400 dipendenti del Gruppo Riva rimessi "in libertà" dopo la chiusura di sette stabilimenti da parte della proprietà. Il ministro Zanonato ha assicurato che la soluzione non sarà un "esproprio", bensì un modo per far marciare l’azienda a garanzia di tutti gli attori coinvolti. Il ministro ha illustrato l’idea, alla quale stanno lavorando i tecnici del Mise insieme a quelli del ministero della Giustizia e che è già stata presentata alla procura di Taranto, davanti alle commissioni Attività produttive della Camera e Industria del Senato, riunite per fare il punto su una situazione piuttosto intricata: da una parte la procura, che ha deciso il sequestro (relativo alla vicenda Ilva) affidando i beni dei Riva a un custode, dall’altra l’azienda, che afferma di non poter mandare avanti l’attività per il blocco dei fondi necessari per il pagamento di utenze, fornitori e stipendi.

Dall'impasse si potrebbe uscire – ha spiegato Zanonato – grazie a una piccola aggiunta all’articolo 104 delle norme di attuazione del Codice di procedura penale: quello, per intenderci, che prevede, in caso di sequestro, che "l’amministratore giudiziario abbia a disposizione i beni ma non i soldi, che vanno nel Fondo unico di giustizia. Allora il problema che dobbiamo porci è: come si fa a consentire il sequestro senza bloccare attività produttiva?", spiega Zanonato. La soluzione ipotizzata prevede dunque "un 104 ter": "quando il sequestro riguarda le attività produttive, il giudice nomina un amministratore che dispone anche dei soldi e che ha il compito di gestire l’attività per garantire la produzione, l’occupazione e tutto il resto, anche retroattivo". Insomma, ha sintetizzato, "sarà in grado di disporre delle risorse per pagare gli stipendi e far ripartire gli impianti".

La strada – ha assicurato il ministro – non si configura come un esproprio, poiché mira unicamente a far procedere la società in attesa dei tempi della giustizia: "Dobbiamo agire indipendentemente dalla magistratura perché abbiamo tempi strettissimi: se il giudice del riesame si esprime fra un mese non possiamo tenere l’azienda ferma un mese", ha avvertito Zanonato. Tra l’altro, ha aggiunto, si tratta di una norma che va a garanzia di tutti, sia "dello Stato, che così confischerà un bene di maggior valore, che dell’imputato, che se scagionato si ritroverà un’azienda che ha continuato a funzionare e non ha perso il proprio valore".

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