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Rimini, l’incubo di una 19enne: segregata in casa e picchiata dal fidanzato e dal suocero

Una ragazza macedone di 19 anni è stata tenuta segregata e maltrattata dal fidanzato e dal suocero, residenti a Rimini: aveva conosciuto il suo aguzzino online e lui l’aveva convinta a trasferirsi in Italia, ma da allora viveva come una prigioniera in casa loro, costretta a lavorare come cameriera e picchiata.
A cura di Ida Artiaco
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Tenuta prigioniera in casa e maltrattata dal fidanzato e dal suocero. E' finito questa mattina grazie all'intervento della polizia di Rimini l'incubo di una ragazza di 19 anni, cominciato circa 5 mesi fa. In manette sono finiti due uomini, uno di 24 e l'altro di 50 anni, entrambi di origine kosovara, con le accuse di sequestro di persona, lesioni e maltrattamento in famiglia. La vittima, macedone, aveva conosciuto quello che sarebbe diventato il suo compagno circa 5 mesi fa su Facebook.

Il 24enne, in Italia da più di 20 anni e con un lavoro stabile come magazziniere, dopo vari messaggi scambiati via chat aveva convinto la ragazza a trasferirsi in Italia e a raggiungerlo. Avrebbero vissuto insieme a casa di lui, una villetta vicino al centro di Rimini. E così è stato: dopo aver fatto conoscere le rispettive famiglie sempre online, la giovane è partita alla volta del Belpaese alla fine di ottobre, dove è cominciato il suo incubo. Il fidanzato e il futuro suocero erano diventati dei mostri, le avevano sequestrato cellulare e passaporto, costringendola a fare da cameriera, a dormire a terra e sotto la continua minaccia di violenze fisiche e psicologiche. Non poteva mai uscire e doveva sempre sottostare ai loro ordini.

Mesi e mesi di soprusi terminati quando la ragazza ha finalmente sottratto il cellulare a uno dei fratelli del fidanzato. Ieri, sabato 26 gennaio, è riuscita così a chiamare il padre in Macedonia per chiedere aiuto e quando il genitore dall'estero ha contattato il 113 è scattato il blitz delle Volanti della Questura di Rimini che hanno prelevato la giovane portandola in ospedale. Qui i medici hanno confermato che i lividi e le ecchimosi che presentava su tutto il corpo erano i segni lasciati dalle botte subite. Padre e figlio sono ora agli arresti in carcere e nei prossimi giorni saranno interrogati dal giudice per le indagini preliminari.

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