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Riina jr sorpreso a comprare droga a Padova: ora rischia la revoca della libertà vigilata

Il figlio del boss di Cosa Nostra per mesi è stato pedinato: l’uomo, che lavora in una comunità e sconta una condanna per associazione mafiosa in regime di libertà vigilata, acquistava droga.
A cura di D. F.
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Giuseppe Salvatore Riina a Corleone (foto Il Gazzettino)
Giuseppe Salvatore Riina esce dal carcere di Voghera per volare a Corleone (foto Il Gazzettino)

Di giorno operatore presso una comunità che aiuta persone in difficoltà; di notte, invece, alla ricerca di sostanze stupefacenti. Accade a Padova e il protagonista è Giuseppe Salvatore Riina, figlio del Capo dei capi Totò, morto una decina di giorni fa: l'"erede" del boss di Cosa Nostra rischia la revoca della libertà vigilata dopo la condanna per associazione mafiosa a 8 anni e 10 mesi. Riina junior – che da sei anni vive a Padova e sta scontando la sua pena nella città veneta – è stato pedinato per mesi, tra il settembre 2016 e il giugno di quest'anno. Dalle immagini registrate e inviate alla Dda di Venezia si può vedere l'uomo acquistare droga da alcuni spacciatori e girare per Padova di notte. Tanto è bastato perché i magistrati dell’antimafia gli attaccassero di nuovo l’etichetta di persona “socialmente pericolosa”. Proprio quando la totale libertà sembrava ad un passo.

Riina junior rischia la revoca della libertà vigilata

Riina, infatti, deve finire di scontare la sua pena e la libertà vigilata di cui gode gli impone comunque il rispetto di regole ferree: la firma in questura una volta alla settimana, il divieto di incontrare pregiudicati, l’obbligo di rimanere in casa dalle 22 alle 7. Persino ottenere l'autorizzazione a partecipare al funerale del padre non è stato semplice. L'acquisto di droga, evidentemente, rappresenta una violazione che ha spinto i magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia ad inviare una nota al tribunale di Sorveglianza di Padova in cui sottolineare l’attuale e continua pericolosità sociale di Salvatore Riina. L'uomo ieri, nell’udienza di fronte al giudice della Sorveglianza di Padova, si è sentito invocare dal pm una restrizione alla libertà vigilata o la detenzione in una delle “case di lavoro” messe a disposizione dalla Stato (due a Modena, una a Vasto e una a Favignana) in cui imparare una professione.

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