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Rigopiano, parla l’uomo che per primo lanciò l’allarme: “Un trauma che non si cancella”

Un anno fa, il 18 gennaio 2017, una valanga travolse il resort nel comune di Farindola (Pescara). Quintino Marcella, il ristoratore che chiamò i soccorsi dopo aver ricevuto la chiamata dell’amico Giampiero Parete, ricorda quei drammatici momenti: “È un trauma anche per coloro che sono stati miracolati”.
A cura di Susanna Picone
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“È un trauma che non ci cancella, non si può. È un trauma troppo grande”. Con queste parole Quintino Marcella, l’uomo che per primo lanciò l’allarme chiedendo ostinatamene i soccorsi dopo il disastro di Rigopiano – quando una valanga travolse il resort nel comune di Farindola (Pescara) – ricorda con l’Adnkronos quei drammatici momenti alla vigilia dell’anniversario della tragedia. Marcella, ristoratore di Silvi e docente all'istituto alberghiero De Cecco di Pescara, chiamò i soccorsi dopo aver ricevuto la chiamata dell'amico Giampiero Parete, il cuoco scampato miracolosamente alla slavina di Rigopiano insieme alla sua famiglia. “Ho lanciato l’allarme ma non mi credevano”, disse Marcella nelle ore successive alla valanga, quando ancora gli ospiti di Rigopiano si trovavano intrappolati nel resort.

"Anche i sopravvissuti vivono un dramma che non si cancellerà mai" – “È un segno che non finirà mai non solo per le famiglie dei 29 morti, per i bimbi rimasti senza genitori, per tutti quelli che hanno perso i figli – ha ricordato ancora l’uomo -. È un trauma anche per coloro che sono stati miracolati diverse volte, nel senso che per varie concause sono riusciti a salvarsi: non si pensi che vivano meglio, vivono in una turbolenza continua di riflessioni e di colpe che non hanno”. Marcella ha parlato anche dell’inchiesta in corso sul disastro di Rigopiano. “La magistratura farà il suo corso, aspettiamo gli esiti – ha detto – ma anche i sopravvissuti vivono un dramma che non si cancellerà mai: c'è chi dorme con la luce accesa, chi non riesce a sentire rumori, sono segnati a vita”. L’uomo ha anche spiegato che non intende prendere parte alle commemorazioni del primo anniversario. Ha deciso di voler restare a casa sua, “dentro di me soffro in silenzio”. Per quattro giorni, in segno di lutto e di rispetto, terrà chiuso il suo ristorante.

Un anno fa il disastro di Rigopiano

Il 18 gennaio 2017 una valanga travolse il resort Rigopiano nel comune di Farindola provocando la morte di 29 persone. Il primo allarme venne dato alle ore 17:40: “È caduto, è caduto l'albergo”, così uno degli ospiti – appunto Giampiero Parete – disse chiamando al proprio datore di lavoro Quintino Marcella. Quest’ultimo diede l'allarme superando una certa incredulità iniziale da parte dei responsabili dei soccorsi. Soccorsi che si attivarono solo qualche ora più tardi. Al momento dell'impatto, si trovavano nell'area dell'hotel 40 persone, 28 ospiti, di cui 4 bambini, e 12 membri del personale, da ore bloccate nel rifugio a causa dell'abbondante nevicata.  Sono 23 gli indagati nell'inchiesta sul disastro. Tra le accuse più gravi quelle di omicidio colposo plurimo e lesioni plurime colpose.

Le parole di Mattarella nel primo anniversario del disastro di Rigopiano – “Ad un anno dalla tragedia dell'Hotel Rigopiano, profonda ferita per la comunità coinvolta e per il Paese intero, desidero rivolgere un commosso pensiero alle vittime e rinnovare la mia solidale vicinanza ai loro familiari e ai superstiti”, così oggi il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “Le angosciose immagini diffuse in quei giorni durante le operazioni di salvataggio, scandite dal repentino susseguirsi, con il passare del tempo, di sentimenti ora di speranza e ora di sconforto – si legge nella nota – sono presenti nel cuore e nella memoria di tutti, così come la straordinaria generosità dei soccorritori, impegnati in attività di particolare complessità e in condizioni di estremo pericolo, a testimonianza dell'autentica solidarietà corale che il popolo italiano riesce a offrire nelle prove più drammatiche”.

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