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Il nuovo contratto non piace a nessuno (ma il Governo va avanti)

Primo via libera al contratto a tutele crescenti: dalla Commissione Lavoro del Senato ok alla legge delega. Ma cresce la fronda nel Partito Democratico.
A cura di Redazione
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La Commissione Lavoro del Senato della Repubblica ha approvato l'emendamento alla legge delega del Governo che introduce il contratto a tutele crescenti e successivamente ha espletato le pratiche affinché il testo della legge approdi in Aula già nella prossima settimana. Si tratterà di una discussione particolarmente delicata dal momento che la proposta del Governo prevede appunto l'introduzione del contratto a tutele crescenti che di fatto consentirà il superamento dell'articolo 18 per nuovi assunti e riassunti. Si tratta, come vi abbiamo raccontato, di una proposta sintetizzata dalle parole del giuslavorista Pietro Ichino (tra gli ispiratori dell'emendamento): "Non è un contratto unico, che sostituisce tutti gli altri, e neanche l’ennesimo tipo di lavoro che si aggiunge ai precari. Non è altro che il contratto a tempo indeterminato, regolato in modo meno rigido, con una garanzia di stabilità minima all’inizio e via via crescente con il crescere dell’anzianità".

Molte le critiche alla scelta dell'esecutivo, che ha sostanzialmente optato per una strada diversa da quella suggerita ad esempio dagli economisti Boeri e Garibaldi, i quali immaginavano un contratto "unico", con garanzie anche per i nuovi assunti (nella proposta portata in Commissione, invece, si prevede che nei primi sei mesi non ci sia alcun tipo di risarcimento). Il primo a storcere il naso è stato Pier Luigi Bersani: "Penso che ci sia assolutamente la necessità di modernizzare le regole del lavoro dal lato dei contratti e dei servizi. Leggo oggi sui giornali, come attribuite al governo, delle intenzioni ai miei occhi surreali. Vorrei ricordare che in tutta Europa, in Inghilterra, in Francia, in Germania, esiste, ancorché non obbligatoria, la reintegra. Quindi non ci raccontassero cose che non esistono". Bersani esplicita un malumore che è diffuso non solo nella minoranza del Partito Democratico, ma anche fra i sindacati (Bonanni e Camusso pensano già ad una manifestazione unitaria) e tra l'opposizione parlamentare (il Movimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia e Libertà hanno abbandonato l'Aula in segno di protesta). Dal Governo per ora nessuna retromarcia, ma solo un generico riferimento ai decreti attuativi (con i quali si dirimerà la questione).

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