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Rifiuti, studio rivela errore di calcolo: “Sbagliate le quote erogate ai comuni”

Uno studio dell’università della Campania rivela che un possibile errore di calcolo a seguito di un campione insufficiente potrebbe aver comportato un’erogazione di fondi per i comuni errata. Così le amministrazioni incassano meno o più del dovuto e il rischio è che i costi ricadano sulle bollette dei cittadini.
A cura di Stefano Rizzuti
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Dopo il caso delle bollette della Tari, la tassa sui rifiuti, gonfiate in molti comuni italiani – da nord a sud – un altro caso di possibili errori di calcolo riguarda la gestione della raccolta dei rifiuti. Nello specifico, uno studio universitario commissionato da Assosele, associazione degli impianti dove arrivano i rifiuti plastici suddivisi in base al tipo di materiale, evidenzia come ci potrebbero essere degli errori nel calcolo dei rifiuti di plastica che Corepla – il consorzio che paga ai comuni una quota per la raccolta – effettua per poi versare queste cifre alle amministrazioni. In base a questo possibile errore i comuni potrebbero incassare più o meno del dovuto con ovvie conseguenze sulle bollette pagate dai cittadini che si troverebbero così a versare cifre non congruenti con i rifiuti effettivamente smaltiti.

Gli ispettori del consorzio Corepla hanno il compito di campionare e analizzare i rifiuti quantificando una percentuale di imballaggi e una di frazione esterna. Una volta fatta questa operazione si passa così al calcolo dei soldi da versare al comune: per ogni tonnellata di rifiuti plastici buttati dai cittadini nelle casse delle amministrazioni entrano circa 300 euro. Nel 2016, per capire di che cifre stiamo parlando, il consorzio ha gestito più di 960mila tonnellate di imballaggi ed erogato circa 280 milioni di euro ai comuni. I contributi incassati dai comuni si aggirano intorno a 1,5 miliardi di euro in cinque anni, ma coprono solo in parte i costi per la raccolta dei rifiuti: il resto viene preso direttamente attraverso la bolletta, la Tari, motivo per cui un errore nella ricezione di quelle somme può incidere su quanto pagano i cittadini per le loro utenze.

Rosanna Verde, professoressa di statistica dell’università della Campania, ha spiegato al fattoquotidiano.it cosa ha rivelato lo studio effettuato dal suo ateneo: il calcolo del consorzio “è basato su analisi campionarie su un numero di rilevazioni troppo esiguo per un fenomeno a così alta variabilità ed è quindi affetto da errori, campionari e non, che si sommano gli uni agli altri, tanto che non è possibile neanche quantificarli con precisione”. Quindi, secondo Verde, i “risultati ottenuti non sono significativi dal punto di vista statistico. Alcuni comuni potrebbero aver incassato di più, altri di meno”.

In passato, questi calcoli sono stati criticati anche da Anci e Anac. In particolare, è proprio l’associazione dei comuni italiani ad aver siglato l’accordo con Corepla per la gestione dei rifiuti di plastica. Le analisi a cui si affida Corepla per i suoi calcoli vengono svolte da società scelte e pagate dallo stesso consorzio che deve poi erogare i soldi ai comuni sulla base dei risultati di quegli esami. I comuni, però, chiedono che sia un ente terzo a svolgere gli esami per una maggiore trasparenza e per evitare qualsiasi rischio di conflitto d’interessi. Ma il presidente di Corepla rassicura sostenendo che i campionamenti fatti sono “una marea” e che il “sistema funziona visto che il problema registrato finora è limitato a pochi casi”.

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