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Ricci (PD) nega sala comunale a CasaPound: “Vigliacchi, si nascondono dietro un disabile”

Dopo che il comune di Pesaro ha negato l’utilizzo di una sala a CasaPound per la presentazione di un libro, il sindaco Matteo Ricci ha ricevuto insulti e minacce ed è ora sotto scorta. Intervistato da Fanpage.it il primo cittadino ed esponente del Pd parla di “atteggiamenti vigliacchi” e di una operazione strumentale. E aggiunge: “Ci sono rimasto male perché su questi temi non ci devono essere politiche di parte e mi aspettavo anche un po’ di solidarietà umana”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Prima il comune di Pesaro nega a CasaPound l’autorizzazione ad utilizzare una sala della circoscrizione di Pantano per la presentazione di un libro, poi arrivano le minacce su Facebook al sindaco Matteo Ricci. E alla fine lo stesso Ricci viene messo sotto scorta per i rischi conseguenti a tutte le minacce da lui ricevute su Facebook: post che il primo cittadino ha segnalato alla questura. Il sindaco marchigiano è sotto scorta e ha ricevuto la solidarietà di molti esponenti politici di sinistra e dell’Anpi provinciale di Pesaro che ha riconosciuto a Ricci di “aver unicamente applicato la Costituzione italiana” parlando "dell’impegno a rispettare i principi costituzionali". L’Anpi, insieme a Cgil, Cisl e Uil, organizzerà presidi permanenti per ribadire i valori di pace, libertà e democrazia.

Il sindaco di Pesaro Matteo Ricci, intervistato da Fanpage.it, ripercorre la vicenda e parla di un atteggiamento “vigliacco” da parte di CasaPound e di chi ha strumentalizzato quanto accaduto. E, parlando della decisione dell’opposizione in consiglio comunale di non votare un ordine del giorno che prevede il divieto di concedere sale del comune ad organizzazioni inneggianti al fascismo, confessa: “Ci sono rimasto male perché su questi temi non ci devono essere politiche di parte e mi aspettavo anche un po’ di solidarietà umana”.

Sono sotto sorveglianza della Digos e dei carabinieri – racconta Ricci – e spero che questa situazione finisca presto. Da questa vicenda è emersa la vera natura di queste organizzazioni, violenta nelle parole, arrivando persino alle minacce di morte. Loro sono bravi a nascondersi dietro le questioni sociali, ma sono neofascisti e neonazisti nonostante ciò che scrivono negli statuti”. Secondo Ricci, per queste organizzazioni “tutte le occasioni sono buone per stare sotto i riflettori cercando e trovando, come in questo caso, il conflitto”.

Domandando a Ricci se rifarebbe la stessa scelta nonostante le minacce ricevute, la risposta del sindaco di Pesaro non lascia dubbi: “La rifarei assolutamente”. Il primo cittadino ed esponente del Pd però ci tiene a precisare una cosa: “In realtà non è stata una scelta mia ma di una funzionaria amministrativa perché la domanda è stata presentata con un falso, alla fine si è scoperto che dietro c’era CasaPound. Non rilascio io l’autorizzazione per le sale ma ha fatto bene la funzionaria” a non concedere gli spazi.

Secondo quanto spiegato dall’assessore ai Quartieri del comune Luca Bartolucci, a contattare gli uffici era stata l’associazione culturale Molo 4. Inizialmente la sala era stata concessa ma poi è venuto fuori “non solo che l’associazione non ha firmato la parte di modulo relativa al tipo di manifestazione e alla modalità di svolgimenti, ma è diventata improvvisamente cosa di CasaPound”. Il problema, secondo Ricci, non riguarda però il singolo caso, ma in generale il fatto che “lo Stato deve riconoscere queste formazioni” per tutelare anche gli amministratori: “La Costituzione – ricorda – prevede che il fascismo è reato”.

Quella di CasaPound è stata un’operazione strumentale secondo Ricci: “Trovo che sia vigliacco mettersi dietro un disabile”, dice riferendosi al motivo per cui CasaPound aveva richiesto la sala. La ragione era infatti la presentazione del libro del maratoneta disabile Claudio Palmulli. “Se avesse voluto presentare il suo libro – argomenta ancora il sindaco di Pesaro – avrebbe potuto farlo attraverso la sua casa editrice” e non tramite CasaPound.

Inoltre, secondo Ricci, qualunque fosse stata la risposta del comune la polemica si sarebbe comunque creata: “Se gli concedi la sala ti dicono che il comune li ha riconosciuti e legittimati, se non lo fai cercano di passare per le vittime. È un atteggiamento vigliacco. Dovrebbe essere semplicemente illegale” la loro organizzazione “ma vivono sull’ambiguità degli statuti”.

I sindaci, in attesa di una risposta a livello nazionale, possono comunque fare qualcosa: “Possono dotarsi di regolamenti interni per evitare alcune iniziative di alcune associazioni, per esempio. Lo fanno già in tanti in Italia e anche noi faremo la stessa cosa”. A tal proposito Ricci spiega cosa è accaduto ieri in consiglio comunale: “Il consiglio doveva valutare un ordine del giorno con il quale si deciderebbe di non concedere locali o spazi dell’amministrazione comunale a organizzazioni che inneggiano al fascismo, al nazismo, al razzismo”. L’opposizione ha rifiutato la richiesta della maggioranza di discutere con urgenza questo punto e il primo cittadino ha quindi deciso di rinviare la discussione, seppure con amarezza.

Il provvedimento, comunque, secondo Ricci “si farà, ma ci sono rimasto male perché su questi temi non ci devono essere politiche di parte. E poi c’è anche un discorso di solidarietà”. La decisione della maggioranza può celare scopi elettorali? “Da una parte – afferma Ricci –  ho visto molto opportunismo, dall’altra anche imbarazzo, mi sono sembrati atteggiamenti piccoli, mentre dovrebbe prevalere altro, se succedesse al mio peggiore nemico io sarei il primo a essere solidale”.

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