Renzi: “Nessuna scissione nel Pd, ma chi vuole andare con la sinistra faccia pure”

È la presentazione del libro "Italiani voltagabbana" ad offrire a Matteo Renzi l'occasione di tornare sulle polemiche interne al Partito Democratico, riacutizzatesi dopo le due manifestazioni concomitanti (quella della Cgil a Roma e quella organizzata dai fedelissimi del Presidente del Consiglio alla stazione Leopolda di Firenze) e riesplose dopo i mal di pancia di parte della minoranza del partito sullo Sblocca Italia. Renzi, rispondendo alle domande di Bruno Vespa, spiega: "Ho grandissimo rispetto per la piazza della Cgil e per quei parlamentari che hanno partecipato alla manifestazione di Roma. Ma io sono per il cambiamento che è nel dna della sinistra e proprio per questo sostengo che la sinistra che non si trasforma si chiama destra". Quanto alla massiccia partecipazione di esponenti democratici a Roma, Renzi attacca: "Non era la piazza del Pd, nonostante ci fosse tanta gente del Pd; ma è più facile perdere qualche parlamentare che qualche voto e infatti la modifica dell'articolo 18 preoccupa più i parlamentari che la nostra base".

Quanto poi alle ipotesi di una scissione, il segretario del Partito Democratico è chiaro: "Non penso che ci si arriverà, ma nel caso la nostra gente sarebbe la prima a chiedere ‘che state facendo?'". Certo, spiega Renzi, "e qualcuno dei nostri vuole andare con la sinistra radicale che ha attraversato gli ultimi vent'anni, in nome della purezza delle origini, faccia pure, la cosa non mi interessa", ma la consapevolezza comune ai suoi collaboratori è che quello della ricostruzione di un fronte unitario a sinistra sia "un progetto identitario fine a se stesso e certo non destinato a cambiare l'Italia". Una prospettiva che "non toglie al sonno", perché, chiosa Renzi: "Il sonno me lo tolgono le crisi industriali, i disoccupati, la mancanza di peso nella lotta alla burocrazia, certo non Vendola o Landini".