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Renzi assicura: “Non cambieremo la legge sulle intercettazioni”

Il Presidente del Consiglio intervistato al TG5 nega che sia in arrivo una “stretta” sull’utilizzo delle intercettazioni da parte della magistratura.
A cura di Redazione
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Solo poche ore fa il Movimento 5 Stelle aveva lanciato una mobilitazione per chiedere che fossero tutte pubblicate le intercettazioni relative al caso Total, dai grillini denominato "Trivellopoli". Nella lettura dei parlamentari del Movimento, infatti, " grazie alle intercettazioni di Trivellopoli abbiamo saputo della combriccola del quartierino che dice al governo quali emendamenti far approvare e come scriverli e della guerra tra bande (o meglio tra lobby) in atto che coinvolge ministri, viceministri, sottosegretari e parlamentari". La "richiesta" si inserisce nel quadro della polemica sull'utilizzo delle intercettazioni telefoniche da parte della magistratura: stando a una serie di indiscrezioni, infatti, il Governo si accingerebbe a varare una riforma che limiterebbe l'utilizzo di tale strumento, stabilendo paletti rigidi in particolare per quel che riguarda la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche e ambientali.

A smentire seccamente tale eventualità, pochi minuti fa, ci ha pensato direttamente il Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Ai microfoni del TG5 Renzi ha spiegato: "Il governo non ha intenzione di rimettere mano alla riforma delle intercettazioni. Sappiamo che ci sono molti magistrati che sono molto seri nell’usarle". Quanto all'utilizzo che ne fa la magistratura, Renzi è apparso chiaro: "Sappiamo che le intercettazioni servono. Servono per scoprire i colpevoli, ma tutti gli affari di famiglia e i pettegolezzi sarebbe meglio non vederli sui giornali. Molti magistrati non passano queste informazioni. Spero che ci sia buon senso da parte di tutti".

Cambiando discorso, poi, il segretario del Partito Democratico ha ribadito la volontà di puntare tutto sul referendum sulla riforma della Costituzione (in questa settimana ci sarà l'ultimo voto della Camera dei deputati): "Quello che mi emoziona e quasi mi commuove è che siamo alla fine del percorso della riforma costituzionale, ci abbiamo messo sei letture, due anni, dopo che tutti gli altri non ci erano riusciti in trenta anni. Credo che questa riforma sia un gigantesco passo avanti per l’Italia. Spero che le opposizioni votino, poi se hanno i numeri vinceranno loro, ma cercare di non far votare il Parlamento è quanto di più antidemocratico ci sia".

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