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Reggio Emilia, il parroco: “Niente Prima Comunione se il regalo è lo smartphone”

Il parroco rifiuta di celebrare il sacramento se i genitori regalano cellulari ai giovani. E li ammonisce: “I ragazzi devono giocare non chattare, aspettano lʼostia solo per lo smartphone”. E ancora: “Manca un senso del limite, c’è bisogno di più educazione” ù.
A cura di Biagio Chiariello
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“Non regalate smartphone o tablet ai ragazzi che riceveranno la Prima Comunione, pena anche la mancata amministrazione del sacramento”. È quanto don Giordano Goccini, parroco di Novellara, nel Reggiano, ha chiesto espressamente ai genitori dei ragazzi che si apprestano a ricevere il sacramento. Come riportato da Qn-Il Resto del Carlino e Repubblica, il prete non è contrario alla tecnologia (“il mondo deve andare avanti”). Quello che ha a cuore l’educazione dei, “rispettando i loro tempi. La Comunione deve essere celebrata con una certa semplicità – spiega il sacerdote – e invece ho l’impressione che quando si esagera con la cornice il quadro non sia granché”.

Don Goccini rivela che ad attivarla è stata la richiesta di una famiglia di spostare la Prima comunione perché il figlio in quella data aveva una gara. Nel corso della riunione coi genitori il parroco di Novellara, ha replicato: "No, non si può fare, Non si può avere tutto, essere dappertutto". Ecco perché il sacramento diventa quindi un ulteriore occasione di riflessione. Il sacerdote ha proposto dunque ai familiari di mettersi d'accordo tutti sul dono da fare ai figli, in modo che non vi siano gelosie e discriminazioni tra i bambini.

"Se qualcuno regala lo smartphone, io non do la Comunione. Si tratta di un messaggio in realtà rivolto più agli zii e ai nonni", per i quali la Comunione è il traguardo per introdurre i ragazzini al cellulare. "E regalare lo smartphone", riflette il sacerdote, "significa anche iniziare i giovani ai social. Ma si va anche contro la legge, perché Whatsapp, come tutti gli altri network, richiede un'età minima di 13 anni". La speranza è di rivederli giocare tutti insieme a pallone in parrocchia, come accadeva un tempo. “E poi noi adulti – ha aggiunto don Goccini – non ci rendiamo conto della mancanza di educazione che c’è. Dobbiamo insegnare ai ragazzi il senso del limite. Lo smartphone è proprio la tentazione di essere illimitati, di poter comunicare con tutti”.

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