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Reggio Calabria, incendio nella tendopoli di San Ferdinando: morto carbonizzato un migrante

Un migrante originario del Gambia è morto carbonizzato mentre dormiva in una baracca della tendopoli di San Ferdinando, nella piana di Gioia Tauro, a causa di un incendio forse originato da un fuoco acceso in una delle abitazioni di fortuna per riscaldarsi dal freddo. Nella zona, che accoglie centinaia di extracomunitari, episodi simili si sono già avuti nel 2017 e nel 2018.
A cura di Ida Artiaco
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Tragedia nella tendopoli di San Ferdinando nella piana di Gioia Tauro, a Reggio Calabria, dove nella serata di ieri, sabato 1 dicembre, un migrante originario del Gambia è morto mentre dormiva divorato dalle fiamme di un maxi-incendio che ha distrutto due baracche. Molto probabilmente, stando a quanto riferito dai vigili del fuoco intervenuti per spegnere le fiamme, il rogo sarebbe stato originato da un fuoco acceso in una delle abitazioni di fortuna per riscaldarsi dal freddo.

La dinamica dell'incendio

La vittima, Suruwa Jaithe, 18 anni, è morta carbonizzata mentre stava dormendo e non si è accorta delle fiamme che si sono alzate alte distruggendo una parte della tendopoli, dove vivono centinaia di migranti. Era arrivato in Italia più di un anno fa con l'obiettivo di studiare. Gli amici lo chiamavano "Sparo" e da tempo era inserito nel progetto Sprar di Gioiosa Ionica, ad una cinquantina di chilometri da San Ferdinando, dove non viveva stabilmente ma si recava di tanto in tanto alla ricerca di cibo. E ora non c'è più.

I pompieri intervenuti per riportare la situazione sotto controllo sono stati aiutati dagli stessi extracomunitari che si trovavano sul luogo dell'incendio. Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri e la guardia di finanza.

I precedenti

Non è la prima volta che un episodio del genere si verifica nella tendopoli di San Ferdinando.  Già lo scorso 27 gennaio, un rogo molto più vasto e in quel caso doloso distrusse circa 200 baracche e provocò la morte di una donna di origine nigeriana, Becky Moses, che era arrivata a Reggio Calabria da pochi giorni e prima era inserita nei progetti Sprar attivati nel Comune di Riace guidato dal sindaco Domenico Lucano,  e l’ustione grave di un'altra di 27 anni. Qualche mese dopo, ad aprile, la polizia arrestò una nigeriana di 47 anni con l'accusa di essere la mandante del rogo per vendicarsi di una 25enne che sospettava avere una relazione col suo ex convivente. Ancora prima, altri incendi si erano sviluppati nella tendopoli nel dicembre 2017 e nel luglio 2017, senza però provocare vittime.

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