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Regeni, la sofferenza della fidanzata: “È tutto troppo doloroso”

Lo straziante dolore della 27enne Valeriia Vitynska, una delle ultime persone ad aver avuto notizie dirette da Giulio Regeni prima della scomparsa.
A cura di Antonio Palma
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È stata una delle ultime persone ad avere notizie dirette da Giulio Regeni prima della scomparsa del giovane ricercatore italiano in circostanze misteriose al Cario in Egitto. Come hanno ricostruito fino ad ora le indagini, infatti, proprio a lei il 28enne di Fiumicello quella tragica sera del 25 gennaio scorso aveva inviato il suo penultimo messaggio prima di essere portato via da sconosciuti che poi lo hanno torturato e ucciso. Stiamo parlando di Valeriia Vitynska, la ragazza ucraina di Giulio Regeni ancora distrutta dal dolore della perdita improvvisa e in maniera così drammatica di quello che è stato il suo amore per oltre due anni. "Non voglio dire nulla pubblicamente perché è troppo presto e troppo doloroso" ha spiegato la 27enne interpellata dal Corriere della Sera nel suo ufficio di Kiev dove lavora nella sede Onu del World food programme che assiste le persone in fuga dalla guerra in corso nelle regioni dell’Est del Paese.

"Sto andando dal dottor Hassanein” le aveva scritto Regeni poche ore prima della scomparsa informandola sui suoi ultimi spostamenti come faceva spesso. Un messaggio che nessuno dei due poteva mai immaginare che sarebbe stato l'ultimo. Valeriia infatti non ha mai più rivisto Giulio Regeni se non nella bara portata a spalla dagli amici durante il funerale in Friuli. Nonostante il terribile dolore, Valeriia però ha subito ripreso a lavorare per assicurare tutte le forniture alimentari necessarie alle popolazioni del suo Paese in difficoltà. Tutti la descrivono come molto simile al suo fidanzato perché entrambi dediti al lavoro e sempre con un occhio di riguardo ai più deboli.

Regeni, le indagini e i depistaggi

Così infatti era anche per Regeni che aveva scelto di documentare la vita in un Egitto alle prese con una reazione delle autorità alle rivoluzioni cittadine, tra pratiche di costante violazione dei diritti umani e sparizioni. Il 28enne è morto probabilmente proprio per svolgere il suo lavoro che ha disturbato qualcuno, come hanno spiegato i pm romani. Nonostante le autorità egiziane continuino a fornire le tesi più varie, ultima quella di un complotto di gruppi terroristici per addossare sul ministero dell'Interno egiziano la responsabilità e quindi danneggiare le relazioni con l'Italia, in effetti non sembra ci sia una reale collaborazione delle autorità locali.

Anche se l'ambasciata italiana a Il Cairo ha ricevuto alcuni dei materiali investigativi richiesti nelle scorse settimane dal governo italiano, si tratterebbe comunque di materiale parziale ed incompleto. Su tabulati telefonici di Regeni, autopsia e interrogatori ci sarebbero solo dati parziali, mentre mancherebbero alcuni reperti fondamentali come i filmati delle telecamere che hanno ripreso Regeni la sera della scomparsa. "Abbiamo chiesto al governo egiziano di cooperare. Speriamo che questa cooperazione finora limitata diventi più seria", ha confermato il ministro degli esteri Gentiloni, assicurando che l'Italia sente "il dovere di scoprire la verità e di sapere chi sono i responsabili della morte di Regeni".

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