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Reddito di inclusione: dal primo dicembre sarà possibile fare domanda

Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha annunciato che dal primo dicembre sarà possibile presentare domanda al proprio comune per il Reddito di inclusione. Una misura per contrastare la povertà che inizialmente coinvolgerà 1,8 milioni di persone.
A cura di Stefano Rizzuti
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A partire dal primo dicembre sarà possibile presentare le domande al proprio comune per il Reddito di inclusione, strumento messo in campo per contrastare la povertà. L’annuncio arriva dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti che in una nota ha commentato il rapporto diffuso oggi dalla Caritas sulla povertà e sulla difficile situazione dei giovani italiani. Secondo quanto sottolineato dal ministro del Lavoro, con le risorse aggiuntive previste dalla legge di bilancio si potrà aumentare del 50% il numero di famiglie beneficiarie già a partire dal 2018.

“Il rapporto della Caritas – commenta Poletti – evidenzia come la povertà e l'esclusione sociale continuino a rappresentare un fenomeno grave che investe in misura più consistente i giovani ed i minori. Per contrastare questa situazione è necessario un impegno che richiede il contributo di tutti, a partire dalle istituzioni e dal ruolo insostituibile svolto dalla Caritas e da tutto il mondo dell'associazionismo e dal volontariato”. “Inizialmente – argomenta ancora il ministro del Lavoro – il Rei potrà coprire 500.000 famiglie, 420.000 dei quali con figli minori, per un totale di quasi 1,8 milioni di persone”.

Poletti precisa ulteriormente alcuni dettagli riguardanti il Reddito di inclusione:

Il ReI, che potrà essere richiesto a partire dal 1 dicembre rivolgendosi al proprio Comune, si rivolge, nella fase iniziale, alle famiglie con particolari condizioni di fragilità, ad esempio con figli minori o disabili, o con donne in stato di gravidanza. Non si tratta di un intervento assistenzialistico, bensì fondato sul principio dell'inclusione attiva: affianca cioè al sostegno economico misure di accompagnamento capaci di promuovere il reinserimento nella società e nel mondo del lavoro di coloro che ne sono esclusi. Ai nuclei familiari che ne beneficeranno viene richiesto un impegno ad attivarsi, ad impegnarsi in un progetto personalizzato condiviso con i servizi territoriali, che li aiuti ad uscire dalla loro condizione di difficoltà, che li accompagni verso l'autonomia.

Inizialmente saranno coinvolte 1,8 milioni di persone, un numero “destinato ad aumentare rapidamente perché la legge di bilancio prevede un incremento del Fondo nazionale per la lotta contro la povertà di 300 milioni per il 2018, 700 per il 2019 e 900 per il 2020. Comprendendo anche le risorse del PON inclusione, si passerà così dai 2 miliardi attuali ai 3 miliardi alla fine del triennio”. Secondo quanto precisato da Poletti, “grazie a queste risorse aggiuntive, già dal 1 luglio 2018 si potranno coprire tutti i nuclei familiari che presentano i requisiti economici individuati dalla legge, indipendentemente da altre condizioni particolari. In questo modo, nel 2018 il numero dei nuclei familiari beneficiari del ReI salirà di oltre il 50%, per un totale di 780mila”.

Il ministro del Lavoro promette anche di disporre una “rete di accoglienza che sappia instaurare un rapporto con le persone in stato di bisogno e prenderle in carico”. “Per questo – spiega Poletti – abbiamo deciso di destinare una parte delle risorse al rafforzamento dei servizi territoriali, con l'obiettivo di costruire una rete nazionale per l'inclusione e la protezione sociale: una infrastruttura stabile per la collaborazione tra le istituzioni e le organizzazioni sociali, che favorisca una collaborazione permanente tra questi soggetti, indispensabile per costruire una risposta condivisa ed efficace ai bisogni delle persone in difficoltà”.

Che cos’è il Reddito di inclusione

Si tratta di un assegno di entità variabile (dai 187 ai 534 euro) che servirà a integrare il reddito delle famiglie italiane che vivono in condizione di povertà. Per individuare i beneficiari si farà riferimento all’ISEE (Indicatore della situazione economica equivalente, per tener conto dell’effettivo reddito disponibile) e di altri indicatori della capacità di spesa. L’assegno potrà essere erogato alle famiglie per non più di 18 mesi continuativi e una richiesta successiva potrà essere fatta solo trascorsi 6 mesi dalla prima cessazione (nel caso in cui il beneficio venga rinnovato, avrà una durata massima di 12 mesi). Il beneficio economico dipenderà dal numero di componenti del nucleo familiare.

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