247 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Reddito di cittadinanza, lo perderanno condannati e latitanti

Un emendamento al decretone presentato dalle relatrici Dalila Nesci (M5S) e Elena Murelli (Lega) prevede lo stop a reddito e pensione di cittadinanza per chi ha subito una misura cautelare personale, “anche adottata all’esito di convalida dell’arresto o del fermo”, o una condanna “anche con sentenza non definitiva”
A cura di Annalisa Cangemi
247 CONDIVISIONI
Immagine

Nuovo emendamento al decretone: stop a reddito e pensione di cittadinanza per chi ha subito una misura cautelare personale, "anche adottata all'esito di convalida dell'arresto o del fermo", o una condanna "anche con sentenza non definitiva". Lo prevede un emendamento al decretone presentato dalle relatrici Dalila Nesci (M5S) e Elena Murelli (Lega). La sospensione vale anche per i latitanti o per chi "si è sottratto volontariamente all'esecuzione della pena". Nei primi giorni di avvio della misura aveva suscitato polemica la presentazione ai Caf di alcuni componenti della famiglia Spada.

La sospensione in questione non è retroattiva e ricalca, ha spiegato la relatrice Murelli, l'analoga misura inserita al Senato sulle pensioni nel pacchetto quota 100. "Nel primo atto in cui è presente l'indagato o l'imputato – si legge nell'emendamento – l'autorità giudiziaria lo invita a dichiarare se beneficia del reddito di cittadinanza. Ai fini della loro immediata esecuzione, i provvedimenti di sospensione sono comunicati dall'autorità giudiziaria procedente, entro il termine di 15 giorni dalla loro adozione, all'Inps che provvede all'inserimento nelle piattaforme" informatiche in capo a Mise e Anpal "che hanno in carico la posizione dell'indagato o imputato o condannato". La sospensione "può essere revocata dall'autorità giudiziaria che l'ha disposta quando risultano mancare anche per motivi sopravvenuti le condizioni che l'hanno determinata". Le risorse derivanti dallo stop sono riassegnate al Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, delle richieste estorsive e dell'usura.

Le Commissioni Lavoro e Affari sociali della Camera hanno esaminato questa mattina gli emendamenti al decretone, bocciando molte proposte ed accantonando quelle su cui è necessario un approfondimento. Fino ad ora, dallo scorso 6 marzo, data della partenza delle domande per ottenere l'assegno, sono 153.062 quelle pervenute a Poste italiane, di cui 131.100 presso gli uffici postali e 21.962 online. Le prime cinque regioni per numero di richieste sono la Campania con 20.412 la Lombardia con 20.298 la Sicilia con 17.134,il Lazio con 14.404 e il Piemonte con 14.254.

247 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views