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Reddito di cittadinanza, le ultime notizie

Reddito di cittadinanza, Luigi Marattin (Pd): “Potrebbe riceverlo anche il figlio di Berlusconi”

Tra i rischi del reddito di cittadinanza c’è quello riguardante la possibilità, per chi non avrebbe diritto alla misura, di cambiare residenza per ottenere l’assegno mensile. A sottolinearlo sono alcuni esponenti del Pd, tra cui Luigi Marattin. Che spiega, per esempio, come anche “il figlio di Berlusconi o di De Benedetti”, cambiando residenza, avrebbe diritto a ricevere il reddito.
A cura di Stefano Rizzuti
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Attraverso una diretta Facebook i deputati del Pd provano a spiegare per quale motivo criticano il reddito di cittadinanza, la misura introdotta dal governo il cui decreto istitutivo verrà discusso nelle prossime settimane in Parlamento. Luigi Marattin, Maria Elena Boschi e Roberto Giachetti forniscono i motivi per cui criticano il provvedimento e ipotizzano anche alcuni casi limite che evidenzierebbero le falle del reddito. L’esempio viene fornito da Marattin, rispondendo a una provocazione invocata dall’ex ministro Boschi che chiede se anche i figli delle persone più abbienti, cambiando residenza, potranno accedere alla misura. La risposta del deputato dem è positiva: “Sì, il figlio di Berlusconi o di De Benedetti” può accedere al reddito di cittadinanza, spiega Marattin. “Se il figlio di un uomo molto abbiente cambia residenza rientra in quei parametri”. Inoltre, secondo il parlamentare del Pd, c’è una confusione tra chi fa funzionare il progetto e chi controlla, il che "fa sì che non sia facile controllare”.

Il problema riguarda i controlli, secondo gli esponenti dem: “Questo succede quando si fanno le cose a cavolo, perché devi seguire uno slogan. Una roba così ha probabilità di funzionare se lo stesso soggetto che ti dà il reddito controlla come ti comporti”. È sempre Marattin a spiegare perché il Pd è convinto che il reddito di cittadinanza sia una misura sbagliata: “Se questo governo avesse voluto combattere la povertà, prendeva il Rei, uno strumento rodato e testato, ci metteva 3 miliardi in più, chiamandolo anche reddito cittadinanza perché fai tutto per slogan, ma almeno era un obiettivo con uno strumento. Con il reddito il governo ha quattro obiettivi: la lotta alla povertà; poi, se perdi il lavoro finché ne trovi un altro devi mangiare (e noi ci abbiamo già pensato con la Naspi); ancora, se io perdo il lavoro devo anche investire su di me per imparare un nuovo lavoro (e noi avevamo puntato all’assegno di ricollocazione); infine, se uno guadagna poco gli do il reddito ma se guadagna poco la soluzione è ridurre le tasse sul lavoro, infatti noi abbiamo abbattuto di quattro punti le tasse sul lavoro”.

Il Pd continua a preferire il Reddito di inclusione e un incremento dei fondi a disposizione per quella misura: “Se l’Italia non è più l’unico paese al mondo a non avere una misura contro la povertà, è solo grazie al Pd. Il Rei ha debuttato il primo gennaio 2018 ma è diventato generalizzato il primo luglio 2018. Chiunque si trovi sotto certi parametri di reddito prende il sostegno contro la povertà. Non si può dire che non ha funzionato”. Altro punto su cui si sofferma Marattin è la manovra correttiva di cui già si parla con la conferma della recessione in atto: “Ci hanno detto che il Pil nel 2019 crescerà dell’1%, ma il Pil per ora è a -0,2%, vuol dire che dobbiamo crescere a un tasso di crescita che l’ultima volta in Italia è stato registrato nel 1988. La mia paura è che possano andare a colpire solo i risparmi degli italiani”.

Le critiche al reddito di cittadinanza vengono ribadite anche da Roberto Giachetti, candidato alla segreteria del Pd: “Ora questo provvedimento inizia la discussione al Senato e le audizioni stanno mettendo in evidenza le criticità del provvedimento. Ci si chiede come fa un partito di sinistra a essere contro un provvedimento che cerca di aggredire la povertà: un ragionamento che dà per scontato che il partito di questi temi non se ne sia proprio accorto. Ma questo non è vero”. E Giachetti sottolinea in particolare “l’inadeguatezza della fase preparatoria” della misura, che “rischia di andare a favore dei furbi e lascia ai margini chi ne avrebbe bisogno”.

Maria Elena Boschi si dice certa che il reddito di cittadinanzaall’atto pratico non funzionerà”. E sottolinea un altro aspetto, riguardante i senzatetto, che non potranno accedere alla misura: “Chi c’è di più povero di chi non ha un’abitazione? Quei poveri non potranno percepire il reddito perché è necessario dimostrare la residenza per un periodo di tempo continuativo, uno strumento fatto per contrastare chi non è italiano. Quindi a loro non andrà”, spiega l’ex ministro facendo riferimento a chi non vive in una casa e non ha quindi residenza. Inoltre, secondo Boschi, la misura “non risolverà il problema di quelle persone che non potranno trovare impiego, coloro che non sono in grado di lavorare”.

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