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Reddito d’inclusione fino a 485 euro al mese, Comuni presi d’assalto: è caos

Già decine di migliaia le domande presentate da cittadini in difficoltà nel primo giorno utile per presentare le domande di Rei.
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In tutta Italia, ma soprattutto al centrosud, è caos Rei. Gli sportelli comunali sono stati ovunque presi d’assalto da cittadini in stato di difficoltà intenzionati a chiedere già nel primo giorno utile il reddito di inclusione fortemente voluto dal Governo di centrosinistra. In tutto il Paese potrebbero essere state già presentate decine di migliaia di domande.

Tutto questo ha già creato numerosi problemi: molti enti locali sono stati quasi presi alla sprovvista, complici ritardi nella trasmissione di informazioni da parte dello Stato centrale e dell’Inps. Basti pensare che le Prefetture non hanno trasmesso neppure una circolare agli enti locali, mentre l’Inps ci ha pensato solo il 22 novembre scorso: i Comuni hanno ricevuto questo documento solo cinque giorni lavorativi prima dell’avvio del servizio. Non ha aiutato neppure la decisione di partire il primo dicembre, che era un venerdì.

Fino a poche ore prima della partenza non c’è era neppure la modulistica e numerosi Comuni hanno dovuto predisporre in tempi rapidissimi dei fogli fai-da-te con il proprio logo stampigliato su. Questo nonostante, spiega la circolare dell’Inps, “i punti per l’accesso sono concretamente identificati dai comuni, che si coordinano a livello di ambito territoriale. Entro novanta giorni dall’entrata in vigore del citato decreto legislativo, l’elenco di tali punti deve essere comunicato da ciascun ambito territoriale all’INPS, alla regione di competenza e al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che ne darà diffusione sul proprio sito istituzionale.”

Il carico posto dallo Stato ai Comuni, che nella maggior parte dei casi sono impreparati, è enorme. La circolare spiega che gli enti locale devono comunicare all’Inps “entro quindici giorni lavorativi dalla data della richiesta del ReI e nel rispetto dell’ordine cronologico di presentazione, attraverso le modalità telematiche predisposte dall’Istituto, le informazioni contenute nel modulo di domanda del ReI, inclusive del codice fiscale del richiedente.” Poi devono occuparsi di verificare i requisiti di residenza e soggiorno dei richiedenti, la sussistenza dei requisiti anagrafici dichiarati dai cittadini, e caricare il tutto in una apposita piattaforma informatica.

Non è tutto: “in caso di esito positivo delle verifiche di competenza dei comuni e degli ambiti territoriali, nonché delle verifiche effettuate dall’Istituto, il Rei è riconosciuto dall’INPS condizionatamente alla sottoscrizione del progetto personalizzato” che deve sempre essere redatto dai Comuni, attraverso le proprie assistenti sociali. I tempi per redigerlo, dunque, sono particolarmente ristretti, poiché senza progetto personalizzato i cittadini bisognosi non potranno ricevere il contributo mensile. “Il versamento del beneficio – si legge nella circolare – è disposto dall’INPS successivamente alla comunicazione dell’avvenuta sottoscrizione del progetto personalizzato e decorre dal mese successivo alla richiesta del beneficio.”

Anche le Regioni, che hanno le principali competenze in materia di politiche sociali, sono state prese in contropiede: una dopo l’altra, dopo che gli uffici sono stati tempestati di richieste di chiarimento da parte degli enti locali, si stanno attrezzando per organizzare seminari formativi con la presenza di seminari Inps per i dipendenti che dovranno gestire le attività di sportello.

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