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Reagirono alle violenze ingiustificate della polizia: assolti quattro No Tav

I quattro attivisti erano imputati in un processo con le accuse di resistenza a pubblico ufficiale, oltraggio, lesioni, danneggiamento, inosservanza dei provvedimenti dell’autorità. I giudici hanno però stabilito che reagirono a degli abusi della polizia.
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A cura di Davide Falcioni
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Quattro attivisti del movimento No Tav sono stati assolti dal Tribunale di Torino in un processo imbastito in seguito ad alcuni scontri avvenuti in Val di Susa il 3 ottobre del 2015 nelle vicinanze del cantiere del tunnel geognostico della Tav di Chiomonte. I giudici, come è emerso nel dispositivo, hanno applicato anche la speciale causa di non punibilità prevista per chi reagisce a un "atto arbitrario di un pubblico ufficiale". Sulla base delle singole condotte, gli imputati erano accusati di resistenza a pubblico ufficiale, oltraggio, lesioni, danneggiamento, inosservanza dei provvedimenti dell'autorità. La ‘non punibilità' è stata riconosciuta nei confronti di uno di loro mentre per gli altri è arrivata l'assoluzione.

Il processo è stato celebrato in merito a fatti avvenuti il 3 ottobre 2015, quando cinque parlamentari europei si recarono a Chiomonte – in Val di Susa – nei pressi del cantiere della Tav accompagnati da una cinquantina di attivisti valligiani. Le forze dell'ordine, che da anni presidiano il cantiere con decine di uomini e mezzi, si organizzarono posizionandosi su un ponte che attraversa il fiume Dora in modo da impedire alla comitiva di avvicinarsi alle recinzioni a protezione dei lavori. Dopo una trattativa venne consentito il passaggio a uno dei parlamentari (accompagnato da un piccolo gruppo di No Tav). In seguito tuttavia si verificarono degli scontri. Le difese (avvocati Danilo Ghia, Lea Fattizzo e Valentina Colletta) hanno dimostrato, anche mostrando ai giudici dei video, che in diverse circostanze gli agenti hanno travalicato i limiti delle loro attribuzioni, scalciando e utilizzando gli scudi in dotazione in modo inappropriato al solo scopo di colpire gli attivisti inermi. "Sono soddisfatta – ha commentato l’avvocata Valentina Colletta – da una decina di anni nei processi relativi a conflitto sociale e in particolare in quelli che coinvolgono militanti No Tav chiedo che sia riconosciuto l'atto arbitrario commesso dalle forze dell'ordine poste a protezione del cantiere e per la prima volta il tribunale lo ha riconosciuto".

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