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Raqqa, nasce la prima unità di combattenti gay contro l’Isis

Nella battaglia contro i jihadisti dell’Isis anche un gruppo di combattenti della comunità gay. Tqila (The Queer Insurrection and Liberation Army), dopo anni di persecuzioni contro gli omosessuali, spera di far sventolare la bandiera arcobaleno su Raqqa.
A cura di Mirko Bellis
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I miliziani di Tqila a Raqqa
I miliziani di Tqila a Raqqa

"Questi finocchi uccidono fascisti", si legge in uno striscione sostenuto da alcuni miliziani armati e con il viso coperto. Accanto a loro, la bandiera arcobaleno – il popolare simbolo del movimento Lgbt – e quella anarchica. Sullo sfondo i segni della battaglia per la liberazione di Raqqa, la roccaforte dell’Isis in Siria. Sul teatro di guerra siriano è nata "The Queer Insurrection and Liberation Army” (Tqila), la prima unità di combattenti "composta da compagni e compagne lesbiche, gay, bisex, transgender, queer e intersex, e da chiunque desideri abolire il genere binario e far avanzare la rivoluzione delle donne e una più ampia rivoluzione di genere".

In un comunicato Tqila scrive: "I nostri membri hanno guardato con orrore quando fascisti ed estremisti in giro per il mondo hanno attaccato la comunità queer (chi è sessualmente, etnicamente o socialmente eccentrico rispetto alle definizioni di normalità codificate dalla cultura egemone, ndr) e assassinato innumerevoli suoi membri, sostenendo che siamo ‘malati’, ‘peccatori’ o ‘contro natura’". "Non potevamo assistere passivamente – continua il comunicato – alle immagini di omosessuali gettati dai tetti dei palazzi o lapidati fino alla morte dal Daesh (acronimo arabo dell’Isis, ndr)". Il simbolo di battaglia scelto da Tqila è un fucile d’assalto Ak-47 su sfondo rosa. Non manca neppure la A cerchiata, segno di riconoscimento dell’anarchismo.

Il comunicato di Tquila pubblicato su Twitter
Il comunicato di Tquila pubblicato su Twitter

A dare l’annuncio della nascita della nuova formazione sono state le Forze guerrigliere popolari per la rivoluzione internazionale (Irpgf), la brigata composta per lo più da combattenti stranieri di orientamento anarchico che lotta contro l'Isis assieme alla milizia curda dell'Ypg (Unità di protezione popolare).

Non si conosce il numero esatto dei combattenti della nuova milizia e neppure quanti di loro appartengano alla comunità Lgbt. Heval Rojhilat, portavoce di Tqila, parlando a Newsweek, non ha voluto rivelare questi dati per motivi di sicurezza. "Molti dei nostri compagni sono all'interno della comunità Lgbtqi – ha dichiarato Rojhilat – e stiamo già combattendo a Raqqa".

Nei territori sotto il controllo del Califfato nero, le persone accusate di essere omosessuali sono state uccise dai fanatici islamisti senza pietà. Le efferate esecuzioni diffuse nei video propagandistici dell’Isis mostravano uomini lanciati dai tetti di Raqqa o lapidati dagli stessi spettatori. In altri casi i gay o bisessuali sono stati decapitati, torturati o bruciati vivi. I racconti di chi è riuscito a fuggire parla di una persecuzione brutale. Durante una riunione informale al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, Adan, un cittadino iracheno ha detto: "Nella mia società, essere gay significa la morte”. "Durante le esecuzioni, centinaia di cittadini, compresi i bambini, applaudivano con gioia come ad un matrimonio – ha raccontato Subhi Nahas, un profugo siriano – e se una vittima non moriva dopo essere stata scagliata da un palazzo, lo dilapidavano fino alla morte".  L’odio verso gli omosessuali è stato anche l’origine della strage compiuta da Omar Mateen nella discoteca Pulse di Orlando, in Florida, dove nel giugno del 2016 morirono 49 persone.

Il Tqila, però, non si oppone solo ai fanatici che all'interno dell’Islam considerano l’omosessualità un peccato capitale. Nel loro comunicato, la nuova sigla combattente critica anche “i cristiani conservatori che nel mondo occidentale hanno attaccato la comunità Lgbtqi negando la sua esistenza”. L’obiettivo dei membri di Tqila, inoltre, non è quello di vendicarsi dei maltrattamenti e delle violenze subite dall'Isis. I miliziani, infatti, sottolineano la loro sintonia con gli obiettivi del resto delle forze impegnate per strappare Raqqa dalle mani dei jihadisti. In particolare con i curdi dell'Ypg, il cui sogno è quello di creare una zona autonoma nel nord est della Siria, il Rojava. E proprio riferendosi alla lotta delle donne curde, il comunicato di Tqila conclude ricordando che "è la necessità e il desiderio di rafforzare le conquiste della rivoluzione femminile e di portare avanti la lotta queer che ha motivato i membri della ‘Irpgf’ a formare il ‘Tqila’".

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