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Rapper scomparso da un anno e mezzo: un amico indagato per lesioni

Domenico D’Amato è scomparso nel marzo del 2017 a Molinella, in provincia di Bologna: poco prima di scomparire si sarebbe procurato una ferita alla mano in seguito a una lite con il suo coinquilino.
A cura di Davide Falcioni
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Una persona è stata iscritta nel registro degli indagati con l'accusa di lesioni gravi nella vicenda di Domenico D'Amato, il musicista rapper 28enne scomparso dal marzo 2017 a Molinella, in provincia di Bologna. Si tratta dell'ex coinquilino, con quale il giovane ha vissuto per alcuni mesi prima di far perdere le sue tracce. Il suo appartamento nel centro della cittadina, dove anche Domenico ha abitato fino a fine febbraio 2017, è stato perquisito dai Carabinieri del nucleo investigativo e sezione investigazioni scientifiche, delegati dalla Procura. Secondo l'avvocato Barbara Iannuccelli, che assiste la famiglia del musicista, è emerso che Domenico il 28 febbraio 2017 si recò al pronto soccorso dell'ospedale di Budrio a farsi medicare una ferita da taglio alla mano, e avrebbe raccontato a un amico di avere avuto una lite in quella casa. Secondo l'avvocato, il coinquilino è probabilmente una delle ultime persone ad avere visto Domenico, che il 2 marzo successivo è entrato in una comunità di Fontanelice dalla quale si è poi allontanato subito, lasciando tutti i suoi effetti personali.

Una possibile svolta del caso è arrivata circa un mese fa, quando al fratello del rapper è stato inviato un video amatoriale che ritrae Domenico D'Amato intento a giocare insieme a una bambina nel corridoio di un appartamento. Il filmato inedito, secondo l'avvocato Barbara Iannuccelli che assiste la famiglia, risale al febbraio 2017, ovvero a pochi giorni prima della sparizione.  Sapere dove fu girato il video e con chi si trovava Domenico potrebbe rivelarsi molto utile. "Rivolgiamo un appello a chi riconosce quel luogo e quella bambina – dice il legale – perché possono riferirci ciò che Domenico ha detto loro, è molto importante risalire a queste persone". Il caso era stato archiviato, ipotizzando un allontanamento volontario. Ma i familiari non ci hanno mai creduto e in novembre il pubblico ministero Beatrice Ronchi ha riaperto le indagini con un fascicolo per istigazione o aiuto al suicidio.

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