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Rapina in villa a Lanciano, il racconto: “Così hanno tagliato l’orecchio di mia moglie'”

“‘Dove sta la cassaforte? Se non ce lo dici affettiamo tua moglie’ e poi le hanno tagliato l’orecchio”.
A cura di Flavia Grossi
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I coniugi Niva Bazzan e Carlo Martelli, aggrediti e rapinati nella propria casa a Lanciano durante la notte tra il 22 e il 23 settembre, raccontano quei momenti di terrore alle telecamere di Fanpage.it. I quattro ragazzi hanno fatto irruzione in casa smontando una persiana e subito si sono accaniti sul signor Carlo: “Mi hanno macinato e subito mi sono ritrovato a terra, dovevo essere svenuto. Pensavo di sognare, finché non è iniziata la storia violenta con mia moglie.”

Il chirurgo mostra evidenti ematomi sul volto e muovendosi a fatica indica la stanza nella quale sono stati rinchiusi, mentre i malviventi cercavano preziosi nel resto della casa, e in fondo al corridoio la stanza nella quale dormiva il figlio. "Dove sta la cassaforte? Se non ce lo dici affettiamo tua moglie, mi hanno detto. L’ho sentita urlare, ho guardato in alto e ho visto zampillare il sangue: le hanno tagliato l’orecchio".

Un incubo da Arancia Meccanica, durato più di un’ora e che ha visto come epilogo l’arresto dei quattro ragazzi, tre dei quali hanno confessato. Niva Bazzan dice, invece, di non aver avuto tempo per provare paura: “Ce lo siamo trovato addosso e basta, nel momento in cui mi hanno buttata a terra e hanno cercato di soffocarmi è stato un panico ed è stata un’ora e mezza di sospensione, di trans. Nel momento in cui mi hanno tagliato l’orecchio eravamo tutti e due sanguinanti".

I fratelli Costantin e Ion Cosmin insieme al cugino Aurel Ruset, tutti 25enni, sono stati arrestati in seguito a un incidente stradale mentre cercavano di lasciare la città, mentre il quarto Alexandru Bogdan Colteaunu, 26 anni, accusato dai complici di aver tagliato l’orecchio alla signora Niva e di essere il principale responsabile dei fatti avvenuti,  è stato catturato nel casertano. Durante gli arresti la folla ha tentato di linciare uno dei sospetti.

“Gli ho detto ‘perché sei così cattivo? Potremmo essere i tuoi genitori’ – ha continuato Niva -, al che lui ha reagito e ha detto “ma lo sai tu dove sono i miei genitori? Che ne sai tu dei miei genitori!”. La donna ammette di aver pensato o magari sperato che i suoi aguzzini provassero lo stesso dolore inferto a lei e a suo marito. "Io non sono nessuno per perdonare e – ha proseguito – il mio perdono non è un regalo che faccio a loro, lo faccio a me per non sentire il rancore. Questo è un momento difficile, anche politicamente con queste nuove leggi e con questa istigazione alla rabbia, con la quale non sono d’accordo. Con la rabbia non risolvi mai niente".

Forse la ferita più lunga da curare sarà la violazione di quell’intimità e di quel senso di sicurezza che solo il nido famigliare e la casa possono dare. Le parole di Niva  lo testimoniano: “Quando sono andata a dormire nel letto in cui sono stata aggredita ho avuto un po’ di pensiero rivolto a quella sera, poi la stanchezza, il sonno ha avuto il sopravvento".

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