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Raid omofobo a Genova, gli arrestati: “Truccato come un gay, lo abbiamo massacrato”

In manette tre giovani (tutti genovesi), denunciate due ragazze albanesi. Ma una dei loro nega il movente omofobo: “Il pestaggio è dovuto a un apprezzamento di troppo” da parte di un amico di Luca, il barman aggredito.
A cura di Biagio Chiariello
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Tre arresti e due denunce per il raid omofobo dello scorso 14 luglio a Genova, quando una gang ridusse in fin di vita un barman di 44 anni, Luca, alla fermata del bus in piazza Caricamento, picchiandolo a sangue poiché credevano fosse gay. Due maggiorenni e uno, all’epoca dei fatti, minorenne sono dunque finiti in manette, sono tutti genovesi e dovranno risponde di tentato omicidio; altre due ragazze, un’italiana e un’albanese sono state denunciate. Come scrive il Secolo XIX, uno di loro, Jurgen Ndrelalaj, diciottenne ha confessato ai carabinieri di Genova Centro di aver preso parte a quel pestaggio perché la vittima: “aveva il viso truccato come un gay , l’ho picchiato insieme agli altri”.

Raid nel bus a Genova, decisiva la testimonianza di una 19enne

I tre giovani arrestati rischiano fino a 10 anni di carcere. Per incastrarli è stata decisiva la testimonianza di Megi Burhamaj, studentessa 19enne di origini albanesi, indagata per il tentato omicidio del barman (per lei è scattata solo la denuncia): "C’è stato un momento in cui avevo deciso di parlare, avevo visto una trasmissione in tv e descrivevano l’aggressione a quel ragazzo: – ha raccontato la giovane agli inquirenti in presenza del suo avvocato – ho capito che era gravissimo, mi sono resa conto di quello che avevamo fatto. Ho provato a dirlo gli altri e la loro riposta è stata chiara: voi – riferito a me e alla mia amica Beatrice – vi dovete fare i c… vostri. E dimenticatevi di questa storia, pensiamo a tutto noi".

Non è omofobia?

Megi però esclude che l’aggressione sia da attribuire al movente dell’omofobia. Al contrario, sarebbe stato un apprezzamento di un amico di Luca a far scaturire la violenta reazione degli altri: "Non mi pare siano partite frasi intolleranti, anche se conoscendo i miei amici non mi stupirei" ha dichiarato la 19enne. All’epoca dei fatti il barman, rincasato subito dopo il pestaggio, aveva raccontato alla fidanzata che prima di venir pestato dal branco era stato affrontato da una delle due ragazze che gli avrebbe detto: “Non guardare il mio ragazzo, ma che sei gay?”.

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