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Ragazzo pakistano espulso per foto con kalashnikov. I giudici si oppongono

Un giovane pakistano residente in Sardegna era stato espulso dalla questura. Il Tribunale dei Minori si è però opposto: “Non è un terrorista”.
A cura di Davide Falcioni
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E' destinata a far discutere la sentenza del Tribunale dei Minori di Sassari, che ha negato l'espulsione dal territorio nazionale – richiesta dalla questura – di un ragazzo di 17 anni accusato di terrorismo internazionale. Secondo i giudici infatti non esistono prove dell'addestramento del giovane a compiere attentati nel nostro paese e la conversione all'Islam radicale sarebbe assai più probabile all'estero che in Italia. Per questo A.F., nato in Pakistan nel 1998 e dal 2009 residente a Olbia (dove il padre gestisce un negozio di articoli casalinghi), è rimasto sull'isola malgrado l’autorità di sicurezza lo consideri un pericolo pubblico.

Era il novembre di due anni fa quando il giovane rientrò momentaneamente in patria e pubblicò sul suo profilo facebook alcune foto che lo immortalavano mentre utilizzava un kalashnikov inneggiando, nei commenti, ad Allah. Tanto bastò per farlo finire, sei mesi più tardi, in un'inchiesta su 11 pakistani presumibilmente vicini ad Al Quaeda. Il ragazzo venne così attenzionato dalla Digos che ne richiese il rinvio a giudizio per "addestramento ad attività con finalità di terrorismo internazionale". Contemporaneamente il questore propose l’espulsione di F., che richiede elementi meno gravi di quelli necessari per imbastire un processo.

Ebbene, nel gennaio scorso i giudici del Tribunale dei Minori si sono opposti all'espulsione: "L’unica condotta che potrebbe indicare un coinvolgimento del minorenne non è avvenuta in Italia bensì, verosimilmente, nel suo Paese d’origine, non avendo trovato alcun riscontro la notizia confidenziale che egli abbia trascorso un periodo di soggiorno in Siria. Potrebbe quindi accadere (come purtroppo è dimostrato che possa accadere a molti giovani che si trovano nelle sue condizioni di immigrati in Europa di cultura musulmana di seconda generazione, in bilico tra difficile integrazione sociale e richiamo alle proprie radici) che il minore possa subire, frequentando ambienti nei quali è diffuso il fanatismo religioso, gli effetti di un indottrinamento di matrice terroristica; tuttavia, allo stato, tale rischio appare sussistente con alto grado di verosimiglianza soltanto nell’ipotesi che egli facesse nuovamente rientro in Pakistan, dove evidentemente è già entrato in contatto con persone che dispongono di armi, e forse con ambienti fondamentalisti, mentre invece la sua permanenza ad Olbia non è attualmente legata ad alcuna organizzazione terroristica". Insomma, il ragazzo potrà rimanere in Italia.

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