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Raffaele Cantone: “Vicenda impresentabili grave passo falso”

Il presidente dell’autorità anticorruzione: “Questa vicenda degli impresentabili è stata, per me, un grave passo falso, un errore istituzionale”.
A cura di Davide Falcioni
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UPDATE – Raffaele Cantone, presidente dell'autority anticorruzione, ha chiarito a Valigia Blu la sua opinione in merito a Rosy Bindi e al caso degli impresentabili: "Il mio era un discorso in generale sulle criticità del codice etico votato in Commissione antimafia. Non è infatti di mia competenza parlare di casi specifici". Cantone, dunque, non avrebbe mosso una critica diretta a Rosy Bindi, come invece era apparso in un'intervista pubblicata questa mattina su Repubblica.

Raffaele Cantone, presidente dell'Autorità anticorruzione, ha commentato la decisione di Rosy Bindi di rendere noti, a 48 ore dalle elezioni, i nomi dei candidati "impresentabili" secondo la commissione antimafia. In un'intervista a Repubblica Cantone spiega: "Credo che l'onorevole Bindi, nonostante non avesse una specifica esperienza, stesse facendo benissimo il suo lavoro, con quella capacità di impadronirsi degli argomenti e della complessità dei nodi che è propria dei politici di alto livello. Ma questa vicenda degli impresentabili è stata, per me, un grave passo falso, un errore istituzionale".

Secondo il leader dell'"anticorruzione" la pubblicazione della lista degli impresentabili snatura la funzione della commissione antimafia "per vari motivi. Primo: è rischiosa e fuorviante la logica di ‘istituzionalizzare' gli impresentabili, i quali per loro stessa natura possono essere candidabili, eleggibili, non indagati eppure non idonei a entrare nella pubblica amministrazione, ad esempio per spregiudicato trasformismo; oppure perché è più grave che un politico si accompagni costantemente a persone dell'area grigia o a pregiudicati, rispetto al fatto di essere rinviato a giudizio per un abuso qualunque. Secondo: in questo modo, si rischia di produrre un'eterogenesi dei fini; cioè, di dare il bollino blu a tantissimi che, non vedendosi inseriti in quella lista, si sentono pienamente legittimati. E infine, perché questo porta la commissione antimafia e la sua fondamentale, indiscutibile direi sacra funzione, a fare e a parlare di altro. La commissione deve studiare, cogliere nessi, indagare fenomeni".

Per quanto riguarda il caso specifico di Vincenzo De Luca, che proprio ieri come primo atto formale ha denunciato la Bindi, secondo cantone "siamo finiti in un'impasse giuridica inedita, che sarà anche molto stimolante e interessante sciogliere, a patto di non lasciarsi tirare per la giacca da nessun timore di strumentalizzazioni. Non do per scontata l'interpretazione secondo cui De Luca debba essere sospeso subito dopo la proclamazione. Penso che la questione sia controversa. Esiste secondo me, anche un'altra interpretazione. Gli articoli 7 e 8 del decreto che chiamiamo legge Severino prevedono infatti la decadenza o la sospensione. E quest'ultima interviene nei casi in cui l'amministratore abbia subito una condanna che però non è passata in giudicato, proprio come per De Luca, condannato in primo grado per abuso d'ufficio. In altri termini: se si sospendesse subito, senza consentire ai consiglieri eletti di insediarsi e al consiglio di funzionare anche in rapporto alla giunta, bisognerebbe dichiarare lo scioglimento del consiglio per impossibilità di funzionamento. E la sospensione prevista dalla Severino, che ha una funzione di natura cautelare e un carattere provvisorio, diventerebbe di fatto, una decadenza".

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