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Quattro nuovi arresti per la strage di via D’Amelio. Borsellino considerato un “ostacolo”

Salvatore Madonia sarebbe stato uno dei mandanti della strage di via D’amelio quando vent’anni fa morì il giudice Borsellino che secondo i magistrati “sapeva dell’esistenza di una trattativa tra Stato e mafia” e fu ucciso perché ritenuto un ostacolo. Determinante per i nuovi provvedimenti la collaborazione del pentito Spatuzza.
A cura di Susanna Picone
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Salvatore Madonia sarebbe stato uno dei mandanti della strage di via D’amelio quando vent’anni fa morì il giudice Borsellino che secondo i magistrati “sapeva dell’esistenza di una trattativa tra Stato e mafia” e fu ucciso perché ritenuto un ostacolo. Determinante per i nuovi provvedimenti la collaborazione del pentito Spatuzza.

Una storia di quasi venti anni fa, la strage di Via D’Amelio, è ancora tutt’altro che delineata ma raccoglie sempre più particolari: per l’attentato che il 19 luglio del 1992 uccise il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta, sono arrivate, infatti, quattro nuove ordinanze di custodia cautelare in carcere. Nella notte la Dia di Caltanissetta, su richiesta del Procuratore capo Sergio Lari, ha notificato i provvedimenti in carcere per il capomafia palermitano Salvatore “Salvuccio” Madonia, 51 anni, Vittorio Titino, 41 anni, Salvatore Vitale, 61 anni, e il “falso pentito” Calogero Pulci, 52 anni, l’unico ancora in libertà accusato di calunnia aggravata.

Salvuccio Madonia fu il mandante che uccide Borsellino – Secondo i magistrati in particolare il capomafia Salvuccio Madonia sarebbe stato uno dei mandanti della strage: componente della commissione provinciale di Cosa nostra di Palermo avrebbe partecipato alla riunione in cui veniva deliberato un programma che prevedeva anche la strage di via d’Amelio. Inoltre, la Procura aveva chiesto anche l’arresto di una quinta persona, Maurizio Costa, il meccanico al quale Gaspare Spatuzza si rivolse per sistemare i freni della Fiat 126, ma il gip ha rigettato la misura per cui Costa resta indagato a piede libero per favoreggiamento aggravato.

Determinante la collaborazione di Gaspare Spatuzza – Per quanto riguarda i nuovi provvedimenti è stata considerata determinante proprio la collaborazione del pentito di mafia Spatuzza che da due anni ha deciso di ricostruire, insieme ai giudici, la verità su quella strage e che nei mesi scorsi ha portato alla scarcerazione di sei innocenti. La convinzione dei magistrati di Caltanissetta è quella di un giudice Borsellino che era stato informato dell’esistenza di una trattativa tra lo Stato e la mafia, convinzione emersa dalle indagini che parlano di una strage voluta proprio per spingere la trattativa. Borsellino fu ucciso perché il boss Totò Riina lo riteneva un ostacolo ad una trattativa che “gli sembrava essere arrivata su un binario morto” e che andava “rivitalizzata” con la stagione degli attentati.

Un importante tassello per ricostruire la verità – I nuovi arresti e la svolta sulle indagini della strage vengono riconosciute come fatti positivi che dimostrano anche “che quando è estremamente difficile l’accertamento della verità, si aprono importanti squarci di verità su cui poter proseguire”, è quanto detto dal Procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia per il quale questa ordinanza rappresenta il primo tassello per arrivare alla ricostruzione del quadro più completo: “Non è un punto di arrivo ma un punto fermo per proseguire e arrivare alla verità”.

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