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Pugnalata a morte mentre aspettava il metrò: l’omicidio di Nia Wilson scuote l’America

La diciottenne afroamericana Nia Wilson è stata pugnalata a morte mentre era ferma sulla banchina del Metrò di Oakland ad aspettare il treno. Dopo l’agguato il killer si è avventato sulla sorella Latifah, salva per miracolo, per poi dileguarsi tra la folla. Per l’opinione pubblica americana si tratta di un crimine razziale, ma la polizia è cauta: “L’assassino aveva problemi psichiatrici”. Fiaccolate e manifestazioni ricordano la giovane rapper al grido di ‘Justice for Nia’.
A cura di Angela Marino
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Nia Wilson, giovane rapper diciottenne è stata pugnalata a morte nella stazione della metropolitana di Oakland, in California. La ragazza era ferma sulla banchina in attesa del treno quando un uomo le si è avventato contro con un coltello. Dopo aver infierito su di lei l'uomo si è rivolto contro la sorella di Nia, Lahtifa Wilson, ora ricoverata in gravi condizioni in ospedale. La duplice aggressione ha avuto un impatto fortissimo sull'opinione pubblica, sia per l'efferatezza e imprevedibilità del gesto che per l'ipotesi del movente razziale.

L'assassino, John Cowell, 27 anni, è un giovane pregiudicato con problemi di malattia mentale, ma nonostante la famiglia Cowell abbia dichiarato pubblicamente di aver lottato per anni contro i disturbi psichiatrici del giovane, per l'opinione pubblica il delitto resta un ‘crimine d'odio'. Secondo le migliaia di persone che hanno sfilato nella MacArthur Bay Area per ricordare Nia, l'aggressione sarebbe stata motivata dal colore della pelle delle due ragazze, soprattutto perché tra carnefice e vittime non esistevano legami.

Chi è il killer di Oakland

Da tempo senza fissa dimora, Cowell era già noto alla polizia locale perché rilasciato sulla parola nel maggio 2018. La sua carriera criminale era iniziata tre anni prima quando con una denuncia per per vandalismo e altri piccoli reati, e proseguita nel 2016 con una condanna per rapina. Un ospedale a Richmond, dove il giovane era solito ritornare ciclicamente aveva anche ottenuto un ordine restrittivo contro di lui per minacce e molestie ad alcuni membri dello staff (aveva minacciato una collaboratrice dell'ospedale di spararle in faccia). Prima di quella notte alla metropolitana, tuttavia, non aveva mai ucciso.

L'agguato

La dinamica del delitto è ora al vaglio delle forze dell'ordine che stanno esaminando i filmati della video sorveglianza. Non è chiaro se Nia e Lahtifa fossero vittime designate o casuali, ciò che ha colpito gli investigatori, però è stata la rapidità dell'azione del killer, che si è mosso tra la folla con freddezza e strategia, colpendo e fuggendo, tanto che ci sono volute diverse ore prima di riacciuffarlo. La polizia ha identificato questa modalità come ‘aggressione da cortile della prigione', perché negli agguati negli spazi comuni delle prigioni si agisce allo stesso modo.

Il suprematismo bianco

Molte celebrità si sono mobilitate per chiedere giustizia per Nia utilizzando i social network con gli hashtag #sayhername, #justicefornia. Sono in molti a ritenere che la motivazione di Cowel fossero legate ai dettami del suprematismo bianco, di cui sarebbe seguace. Il movimento ‘ideologico' che pone la razza bianca al centro del mondo è nato poco prima della Guerra civile negli Stati Uniti d'America e conta numerosissimi membri. Oggetto della discriminazione sono principalmente ci cittadini afroamericani, i latinoamericani e gli asiatici ma in passato anche gli italiani meridionali ne sono stati vittima.

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