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Puglia, nozze finte per i permessi di soggiorno: gli “sposi” italiani guadagnavano 2000 euro

Diciannove arresti tra italiani e stranieri: organizzavano finti matrimoni per far stabilire in Italia cittadini marocchini. Alle donne e agli uomini compiacenti veniva regalato il biglietto aereo e duemila euro.
A cura di Susanna Picone
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Il 10 aprile 2013 i Radicali italiani hanno depositato in Cassazione sei quesiti referendari tra cui quello sul divorzio breve. Lo scopo del referendum è eliminare i tre anni di separazione obbligatoria prima di chiedere il divorzio.

I carabinieri del Comando Provinciale di Foggia hanno eseguito numerose ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse, su richieste della Procura della Repubblica, dal tribunale, nei confronti degli appartenenti a un gruppo di persone formato da italiani e stranieri. Secondo quanto ricostruito, il gruppo sarebbe responsabile di favoreggiamento dell'immigrazione illegale sul territorio nazionale tramite l'organizzazione di matrimoni fittizi. Ovvero organizzavano dei falsi matrimoni per far stabilire in Italia dei cittadini stranieri. In totale sono state arrestate diciannove persone di cui otto sono finite in carcere e le restanti undici sono ai domiciliari. Il reato contestato è il favoreggiamento dell'immigrazione illegale nel territorio dello Stato italiano attraverso la produzione di documentazione e attestazioni false presso le Autorità italiane, sia all'estero che in Italia. Le indagini sono iniziate nel settembre del 2016 dopo una segnalazione dell'Ambasciata d'Italia in Marocco che segnalava che una donna di Manfredonia (Foggia) aveva richiesto un certificato di idoneità matrimoniale di un marocchino esibendo una busta paga apparentemente non veritiera, e che questo episodio consentiva dunque di ritenere potesse trattarsi di un matrimonio fittizio. La Procura ha quindi delegato le indagini all'Arma di Manfredonia e dagli accertamenti è emerso un consolidato e lucroso sistema per introdurre in modo apparentemente legale cittadini marocchini, sia uomini che donne, nel nostro Paese.

Stimato tra i settemila e i diecimila euro il giro d'affari per ognuno dei 15 matrimoni combinati finora accertati tra italiani e marocchini per fare ottenere a questi ultimi il visto di ingresso in Italia. I tre indagati stranieri, considerati il perno dell’attività illecita, secondo quanto ricostruito individuavano in Italia le persone disposte, previo compenso di circa duemila euro, a contrarre il matrimonio all'estero. A quel punto, dopo l’accordo, agli “sposi” italiani veniva fornito un biglietto aereo e venivano inviati in Marocco, dove, una volta sposati, producevano la documentazione presso l'Ambasciata d'Italia per il rilascio del visto d'ingresso del coniuge. Tornati in Italia dovevano poi convivere con il coniuge per il tempo strettamente necessario al rilascio del permesso di soggiorno. A quel punto veniva attivata la pratica di separazione per poter poi contrarre un nuovo matrimonio. Nel frattempo, gli stranieri introdotti in Italia facevano perdere le loro tracce.

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