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Prof sospesa, ispezione fu chiesta dal Miur, Bussetti nega. Vicenda finisce in tribunale

Bussetti nella bufera, dopo la notizia della mail dello scorso 29 gennaio, nella quale si chiedeva all’Ufficio scolastico regionale di effettuare delle verifiche a scuola. Il Miur respinge ogni accusa: “Non fu mai chiesta un’ispezione, cosa peraltro impossibile con una semplice email dell’ufficio stampa”. I legali della docente hanno annunciato ricorso.
A cura di Annalisa Cangemi
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AGGIORNAMENTO: La vicenda di Rosa Maria Dell'Aria, professoressa di italiano di Palermo, sospesa per aver ‘permesso' ai suoi studenti di accostare le leggi razziali del 1938 al decreto Sicurezza di Matteo Salvini, e accusata quindi di omesso controllo, sembra tutt'altro che conclusa. Lo scorso 30 maggio il sottosegretario all'Istruzione Salvatore Giuliano aveva annunciato su Facebook che la questione, dopo un incontro tra dirigenti del Miur e i legali della docente del Vittorio Emanuele III era stata risolta: "Docente di Palermo sospesa: caso chiuso con soluzione Miur-Avvocati. L'atto sarà annullato". Le cose sono andate diversamente.

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Come ha raccontato Repubblica Palermo nei giorni scorsi l'ispezione che ha portato alla sospensione per 15 giorni – con tanto di stipendio dimezzato – della professoressa, partì su preciso impulso del ministero dell’Istruzione. Contrariamente a quanto dichiarato dal ministro Marco Bussetti quindi, dopo la segnalazione fatta Claudio Perconte (che scrive su ‘Il Primato Nazionale'), lo scorso 29 gennaio partì dall'Ufficio stampa di Viale Trastevere un'email, inviata all'Ufficio scolastico regionale, che portò all'ispezione prima e alla sanzione per la docente poi.

"Il ministro dell’istruzione leghista avrebbe mentito in Parlamento quando ha negato ogni coinvolgimento del Miur della vicenda scaturita da una segnalazione di un esponente neofascista al ministero di Viale Trastevere – attacca Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana – Ancora una volta si conferma l'inattendibilità di questo ministro tenendo presente che anche l’annunciata e sbandierata ‘conciliazione tra le parti' pare che sia rimasta una chiacchiera, tanto che ora l'assurda punizione della docente arriverà in tribunale". I legali della professoressa d'italiano hanno annunciato il ricorso contro la sanzione.

Gli avvocati Alessandro Luna e Fabrizio La Rosa, lo depositeranno domani mattina alla sezione Lavoro del Tribunale di Palermo: "Siamo costretti a farlo, non c'è altra via d'uscita – ha detto all'Adnkronos Luna, che è anche figlio dell'insegnante – La soluzione extragiudiziale non è perseguibile". Il procedimento di conciliazione a cui lavorava il ministero prevedeva la dichiarazione di illegittimità della sanzione, che sarebbe stata quindi revocata. Ma i tecnici del Miur proponevano l'esclusione dal procedimento del dottor Anello, in quanto non responsabile dell'Ufficio scolastico regionale, attualmente senza un capo, dopo che la direttrice Maria Luisa Altomonte è andata in pensione. "Per noi Marco Anello è il vicario della dirigenza regionale e, quindi, non può essere escluso" ha detto l'avvocato.

Nel ricorso, lungo una quarantina di pagine, si sottolinea l'illegittimità della sanzione che viola gli articoli della Costituzione, la Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza e la stessa Dichiarazione sui diritti dell'uomo. "Siamo rammaricati perché con il giudizio si allungano i tempi della soluzione – ha ribadito Luna -, la prima udienza non sarà prima di sei mesi, ma il ricorso è assolutamente fondato e arriveremo alla revoca della sanzione. Credo che sarebbe piaciuto a tutti, ministero compreso, arrivare a una soluzione celere della vicenda, ma ci siamo resi conto dell'impercorribilità della strada individuata". L'obiettivo della docente, che intanto è rientrata a scuola lo scorso 27 maggio, è quello di ottenere la completa riabilitazione. Rosa Maria Dell'Aria ha chiesto un risarcimento economico di 10mila euro "o nella minore o maggiore misura che il giudice riterrà equo" per danno all'immagine e alla reputazione professionale.

Ma dal Miur continuano a negare qualsiasi coinvolgimento, sostenendo che il provveditore Marco Anello agì di sua iniziativa. Secondo l'ufficio stampa il ministro Bussetti "non è stato interessato né nell'avvio né nella conclusione dell'iter" del procedimento disciplinare nei confronti della professoressa Dell'Aria. "Non ci sono stati né diktat né pressioni da Roma", si sostiene, ma partì dal dicastero "una semplice richiesta di informazioni al competente Ufficio territoriale da parte dell'ufficio stampa del Miur, tesa ad approfondire un caso emerso sui social. Una richiesta del tutto simile alle molte che vengono fatte ogni giorno agli uffici periferici del ministero per poter verificare fatti, segnalazioni e notizie che pervengono al Miur e rispetto ai quali la stessa stampa richiede una posizione o una dichiarazione del ministro".

"Non fu mai chiesta un'ispezione, cosa peraltro impossibile – dicono dall'ufficio stampa di Bussetti – con una semplice email dell'ufficio stampa, che non ha competenze in materia disciplinare. Non furono chiesti interventi specifici. Ma informazioni. Arrivate qualche giorno dopo, il 31 gennaio, sotto forma di relazione e rispetto alla quale, come è possibile evincere dagli archivi dei comunicati stampa, nonché dai profili social del ministro, non ci fu alcuna dichiarazione pubblica o richiesta palese di intervento".

Lo scorso 5 giugno Bussetti aveva risposto anche ad un'interrogazione della deputata Ascani del Pd, ribadendo la sua estraneità ai fatti: "Nessun ministro può sanzionare disciplinarmente un dipendente né può revocare come nel caso della professoressa una sanzione impartita da un dirigente. La competenza ad erogare sanzioni appartiene al responsabile del dirigente o ufficio preposto nell’ufficio scolastico periferico. I competenti uffici in questi giorni sono impegnati con i legali al fine di trovare una conciliazione alla vicenda legale".

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