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Prof gridò “dovete morire” alla polizia durante un corteo di CasaPound: confermato licenziamento

Lavinia Flavia Cassaro nel febbraio del 2018 inveì contro la polizia che difendeva un comizio dei neofascisti di CasaPound. Licenziata dal Miur, fece ricorso ma un giudice ha stabilito che il provvedimento disciplinare nei suoi confronti è legittimo.
A cura di Davide Falcioni
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Il licenziamento ai danni di Lavinia Flavia Cassaro è valido. La professoressa torinese il 22 febbraio 2018 inveì contro le forze dell'ordine gridando "dovete morire" durante una manifestazione organizzata dagli antagonisti contro un corteo di CasaPound, rimediando una dura condanna da tutte le forze politiche e soprattutto il licenziamento da parte del Miur. Al provvedimento disciplinare l'insegnante si era opposta rivendicando il suo diritto a manifestare e soprattutto spiegando che l'aveva fatto fuori dall'orario di lavoro. Secondo il Tribunale di Torino tuttavia "si resta docenti anche fuori dalle aule". Cassaro, dunque, non potrà tornare a svolgere il suo lavoro.

Secondo l'Ufficio scolastico regionale piemontese che l'aveva licenziata "la condotta tenuta dalla docente, seppure non avvenuta all'interno dell'istituzione scolastica, contrasta in maniera evidente con i doveri inerenti la funzione educativa e arreca grave pregiudizio alla scuola, agli alunni, alle famiglie e all'immagine stessa della pubblica amministrazione". L'insegnante in realtà aveva inveito contro le forze dell’ordine nel corso di una manifestazione antifascista contro un comizio elettorale del leader di CasaPound Simone Di Stefano. Al licenziamento Cassero si era opposta ritenendolo sproporzionato ma il giudice Mauro Mollo del Tribunale di Torino ha ritenuto il suo comportamento particolarmente grave. Il sistema scolastico, rileva infatti il giudice, rappresenta un "mezzo per promuovere ‘la crescita della persona in tutte le sue dimensioni', improntato nel rispetto dell'ordinamento. Sarebbe quindi evidente il contrasto tra le finalità educative e il ruolo dell'insegnante e l'atteggiamento incontrollato e offensivo nei confronti delle forze dell'ordine". Secondo il giudice inoltre "i docenti hanno compiti non solo legati all'istruzione dei bambini e dei ragazzi, ma anche educativi" e, "per i docenti di scuola primaria, i compiti educativi sono ancora più marcati rispetto ai colleghi degli altri gradi scolastici: hanno a che fare con bambini che non hanno sviluppato un senso critico e sono quindi portati ad ‘assorbire' tutto ciò che viene trasmesso loro dall'insegnante, pertanto, un comportamento che violi le regole di civile convivenza e diffonda un senso disprezzo per lo Stato e i suoi comportamenti, tenuto dalla persona che dovrebbe essere modello di comportamento è ancora più grave".

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