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Processo Mose, tante prescrizioni e una condanna: si attendono risarcimenti

Il processo sulle presunte tangenti relative alla costruzione del Mose si conclude con tante prescrizioni e una sola condanna. Nel 2017 l’ex ministro dell’Ambiente Altero Matteoli era stato condannato per corruzione a 4 anni di reclusione, oltre alla confisca di 9 milioni e 575 mila euro e all’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni.
A cura di Charlotte Matteini
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Sono stati tutti assolti gli otto coinvolti nel maxi processo Mose che aveva portato in aula nomi illustri della politica e dell'imprenditoria e che nel 2017 aveva portato a numerose condanne. Oltre all'avvocato Corrado Crialese, ex presidente di Adria Infrastrutture (società del gruppo Mantovani), condannato dalla Corte di Cassazione a un anno e otto mesi per millantato credito, per tutti gli altri è arrivata invece l’assoluzione, soprattutto per prescrizione.

Nel 2017 l'ex ministro dell'Ambiente Altero Matteoli, imputato per corruzione, fu condannato dal Tribunale di Venezia a 4 anni di reclusione, oltre alla confisca di 9 milioni e 575 mila euro e all'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. Stessa pena fu comminata all'imprenditore Erasmo Cinque, ovvero 5 anni di reclusione e confisca. L'imprenditore N.F. fu condannato a due anni e due mesi e 78mila euro di multa, mentre l'avvocato romano Corrado Crialese fu condannato per millantato credito a un anno e 10 mesi e mille euro di multa (unica pena confermata).

Assolta l'ex presidente del Magistrato alle acque, Maria Giovanna Piva, insieme all'architetto padovano Danilo Turato che si occupò della ristrutturazione della villa di Cinto Euganeo dell'allora governatore Galan, anch'egli implicato nell'inchiesta. L'ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, imputato per finanziamento illecito, è stato assolto per un capo (finanziamento in bianco), mentre per l'altra imputazione, quella relativa al "finanziamento in nero" è intervenuta la prescrizione. Assoluzione anche per l'ex presidente del Consiglio regionale ed ex eurodeputato Amalia Sartori. 

Ciò che resta al termine del processo è la maxi-confisca da nove milioni, oltre ai risarcimenti danni da 950 mila euro ciascuno a Stato e Comune di Venezia, 375 mila alla Regione, 185 mila alla Città metropolitana e 70 mila al Cvn.

(Articolo aggiornato a marzo 2021)

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