Premio Pulitzer all’insegna del Russiagate, caso Weinstein e #metoo: i vincitori del 2018
New Yorker, New York Times e Washington Post nell’Olimpo del giornalismo. Le due testate newyorkesi hanno vinto il premio Pulitzer 2018 nella categoria “servizio pubblico” grazie agli scoop sul caso del magnate di Hollywood Harvey Weinstein. In particolare a essere premiati per gli articoli e le inchieste sulle molestie sessuali sulle donne che hanno dato inizio al movimento internazionale #metoo e fatto emergere tantissimi casi di donne molestate e ricattate sul lavoro sono Jodi Kantor e Megan Twohey del Times e, per il magazine, Ronan Farrow. Al New York Times anche il Pulitzer per il giornalismo di politica interna, conquistato insieme al Washington Post, per le inchieste sul Russiagate, ovvero le interferenze russe sulla politica statunitense, l’indagine federale del procuratore speciale Robert Mueller e la reazione dell’amministrazione Trump. Proprio il New York Times e il Washington Post sono spesso definiti dal presidente degli Stati Uniti i due quotidiani “fake news”.
La prima volta di un rapper: riconoscimento a Kendrick Lamar – I vincitori di quello che viene considerato il più prestigioso premio giornalistico americano sono stati annunciati il 16 aprile alla Columbia University di New York e – ha detto Dana Harvey, la nuova amministratrice dell'equivalente degli Oscar per il mondo dei media – “mostrano la forza giornalismo Usa durante un periodo di crescenti attacchi”. Il premio è articolato in 21 categorie, di cui tredici nella sezione “Giornalismo” e otto nella sezione “Arti e lettere”. La giuria è composta da 19 persone che fanno parte del mondo dell’informazione, o del mondo accademico e letterario. Kendrick Lamar ha vinto il Pulitzer per l’album “Damn”: il rapper è il primo musicista non classico né jazz a vincere il riconoscimento nei 102 anni di storia del premio.