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Prato, operai presi a bastonate: avevano protestato, lavoravano 12 ore al giorno 7 giorni su 7

Due lavoratori pakistani sono stati malmenati ieri sera mentre tornavano a casa dopo il lavoro in una fabbrica gestita da imprenditori cinesi, a Prato. I lavoratori nei mesi scorsi si erano rivolti al sindacato Si Cobas chiedendo che venissero rispettati i loro diritti: erano infatti costretti a lavorare 12 ore al giorno, 7 giorni su 7, per un salario da fame.
A cura di Davide Falcioni
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Due operai pakistani della DS di Zhang Xiangguo a Montemurlo, una delle fabbriche del comparto tessile attive nel pratese e guidate da imprenditori cinesi, sono stati picchiati con bastoni, bottiglie di vetro e armi da taglio nel pomeriggio di ieri mentre rientravano a casa dal lavoro. I due, che si chiamano Adeel e Abbas, sono stati aggrediti all'altezza di un sottopasso intorno alle 19: uno è stato trasportato al pronto soccorso in codice rosso e le sue condizioni, apparse in un primo momento gravi, non destano ora preoccupazione.

I due operai erano iscritti al sindacato Si Cobas, mentre gli aggressori erano quattro uomini di nazionalità cinese. Sulla vicenda indaga la polizia, e il sospetto è che quella nei confronti dei due sia stata una vera e propria spedizione punitiva. Adeel e Abbas, infatti, alcuni mesi fa si erano rivolti al sindacato Si Cobas denunciando condizioni di lavoro al limite della sopportazione, con orari estenuanti, paghe misere e sfruttamento continuativo in assenza di regolare contratto: "Turni di 12 ore al giorno, sette giorni su sette, per buste paga da fame – racconta Luca Toscano, sindacalista del Si Cobas -. E' iniziata un lotta dura, passata da scioperi e denunce pubbliche, che ha portato ad un primo accordo, e quindi al riconoscimento formale dei diritti fondamentali dei lavoratori: retribuzioni in linea con il contratto tessile per 40 ore settimanali di lavoro, riconoscimento di riposo settimanale, ferie, malattie e tredicesima".

"E' evidente – prosegue una nota del Si Cobas – che i padroni del settore sono terrorizzati dall'idea che questa storia di riscatto faccia da apripista per molte altre. E infatti già decine e decine di lavoratori impiegati nelle fabbriche tessili a conduzione cinese si sono rivolti agli sportelli del nostro sindacato. In tutti i casi le condizioni di sfruttamento denunciate sono pressoché identiche a quelle descritte già per la Ds".

Una versione, quella del Si Cobas, confermata in parte anche della Filctem Cgil: "Sappiamo che i due operai  avevano denunciato la loro condizione di sfruttamento, la stessa da noi denunciata per altre migliaia di lavoratori sul territorio. L'aggressione è avvenuta nello stesso giorno nel quale a Pistoia è stata smantellata una organizzazione che sfruttava lavoratori richiedenti asilo per la raccolta in agricoltura". E anche Potere al Popolo: "Quelle denunciate dai lavoratori sono condizioni tipiche di un settore ad altro sfruttamento di manodopera come il tessile, in cui il grado di sottomissione dei lavoratori all'azienda è altissimo. Tutto ciò si rende possibile grazie alla condizione di vero e proprio ricatto cui sono sottoposti molti lavoratori: la paura di non vedersi rinnovato il permesso di soggiorno, o peggio – per molti lavoratori abbandonati in una situazione di clandestinità – la paura di finire reclusi in qualche centro di identificazione, sono una vera e propria arma nelle mani dei padroni, che in questo modo attaccano al ribasso le condizioni di tutti i lavoratori. Il decreto Salvini altro non farà che aggravare questa situazione, gettando solo quest'anno 100.000 persone nella più totale clandestinità, alla mercè di profittatori e speculatori di turno".

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