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Porto Rico, disastro umano dopo l’uragano: “La gente muore di rabbia, temiamo il colera”

L’isola caraibica è in ginocchio dopo il passaggio dei due cicloni Irma e Maria. 34 morti, pesanti danni alle infrastrutture, più del 90% della rete elettrica fuori uso, ospedali inagibili, distributori di benzina e supermercati svuotati. Manuela, italiana che vive lì da 10 anni, ci ha raccontato com’è la situazione: “Qui è un disastro umanitario catastrofico”.
A cura di Biagio Chiariello
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“Solo il 5% della popolazione ha l’elettricità, l'85% delle infrastrutture ha subito danneggiamenti, oltre 50 ospedali riescano ad operare solo parzialmente, i supermercati sono semivuoti. Ci sono stati vari decessi a causa di infezioni tra cui la leptospirosi [la famigerata rabbia umana, nd], si teme il colera. Qui è un disastro umanitario catastrofico”. Manuela Presbitero è una ragazza italiana che vive a Porto Rico da circa dieci anni. La sua testimonianza è indicativa dell’apocalisse generata dai due uragani di categoria 4 e 5, Irma e Maria, che hanno fatto almeno 34 morti, distrutto le abitazioni di almeno 11mila persone e portato enormi disagi e devastazioni sull’isola caraibica e territorio non incorporato degli USA (si tratta di uno Stato associato, da tempo in trattative per diventare il 51esimo stato americano).

La devastazioni degli uragani

A distanza di ormai 20 giorni dal passaggio dei due cicloni, la situazione è ancora molto grave, complicata anche dalle precarie condizioni economiche del Paese. I 3,4 milioni di abitanti sono alle prese con continui black-out e manca il carburante per far funzionare i generatori di energia. I danni alle abitazioni e alle infrastrutture sono enormi, con interi centri abitati praticamente rasi al suolo e strade interrotte o completamente inagibili. “Ci sono comunità che non sono state ancora raggiunte dagli aiuti umanitari e stanno letteralmente morendo di fame” ci racconta Manuela. “Ieri oltre tremila famiglie sono state costrette ad abbandonare le proprie case a causa di una alluvione proprio qui a San Juan” dove la donna vive. “Trovare benzina durante le prime 2 settimane è stata un’impresa. Ore ed ore di attesa per un massimo di 20 dollari di carburante. Stesse ore di attesa per le borse di ghiaccio. Sono passata per tre diversi supermercati oggi per trovare un po’ di acqua potabile” spiega ancora Manuela.

Le polemiche per gli aiuti dagli USA e la visita di Trump

Nel frattempo gli Stati Uniti, da cui Porto Rico dipende economicamente e politicamente, hanno attivato la macchina dei soccorsi. Almeno a parole. Donald Trump aveva annunciato che la vecchia legge protezionista, la Jones Act del 1920, che stava complicando gli aiuti, sarebbe stata bloccata. In seguito la Casa Bianca ha chiarito che le dichiarazioni del Presidente non devono essere prese “alla lettera”, perché il governo federale non intende farsi carico di tutto il debito di Porto Rico. Lo stesso Trump si è recato in visita ufficiale sull'Isola lo scorso 3 ottobre. Non sono mancate le polemiche. Il Presidente americano è stato accusato di fare paragoni inopportuni tra gli uragani che hanno colpito l'isola e Katrina (“Lì sono morte migliaia di persone qui molte di meno”), ha ironizzato sugli aiuti disposti dal governo federale (“Avete scombussolato un po’ il nostro budget. Abbiamo speso molti soldi per Porto Rico”), per poi lanciare carta assorbente sulla folla. “La distribuzione degli aiuti è lenta sebbene ci siano donazioni sostanziali – dice Manuela – . Non si capisce il motivo, c'è chi accusa gli americani, chi il governo locale. Fatto sta che per molti aspetti la situazione continua progressivamente a peggiorare, è come un gatto che si morde la coda”.

Rischio colera

A preoccupare molto è anche la possibilità che si generi una grave crisi sanitaria, con la diffusione di malattie o di virus come Zika e Chikungunya. “C’è il rischio del propagarsi di malattie come la congiuntivite e la leptospirosi. Se ne sono registrati già alcuni casi. E ora temiamo il colera” ammette Manuela. Situazione complicata anche negli ospedali: “Le prime due settimane sono state molto delicate visti i problemi con l’elettricità, con i generatori disponibili che servono a mantenere in funzione solo gli ospedali”.

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