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Porti chiusi, sbarchi e morti in mare: l’Italia è una bolla di pesciolini rossi smemorati

Nonostante i proclami sui “Porti chiusi”, la SeaWatch presta soccorso e gli sbarchi continuano. Il totale del 2019 ha superato quota 2100. Numeri in larghissima diminuzione se confrontati con il 2018, una “vittoria” del Capitano: questo solo se dimentichiamo che non stiamo parlando di cifre ma di esseri umani.
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L’Italia è un paese per vecchi. Una gigantesca bolla di pesciolini rossi senza memoria dove il tempo non esiste. Ed è forse per questo che ininterrottamente accade che terribili accadimenti continuino ad accadere. Seppur i proclami del Ministro degli Interni sui porti chiusi vengano urlati di continuo ai quattro venti e ai quattro mari, si ripete quasi ogni giorno la notizia di imbarcazioni stracariche di persone tratte in salvo dal mediterraneo mentre erano in fuga dai loro paese: è di poche ore fa la notizia che la Sea Watch, nave ONG impegnata nella ricerca e soccorso in mare di profughi alla deriva, ha caricato a bordo 53 persone al largo della Libia, tra cui nove donne e tre bambini molto piccoli. Il soccorso è avvenuto dopo svariate ore che "La cosiddetta guardia costiera libica – come si legge in un tweet di SeaWatch Italy – successivamente comunicava di aver assunto il coordinamento del caso. Giunti sulla scena, priva di alcun assetto di soccorso, abbiamo proceduto al salvataggio come il diritto internazionale impone. I naufraghi sono ora a bordo della Sea Watch". I cosiddetti sbarchi fantasma, tra Sicilia, Calabria e Puglia, a bordo di piccole imbarcazioni o velieri, continuano, 11 solo a giugno. Oltre 360 le persone approdate cosi nell'ultimo week end, mentre il totale degli sbarcati del 2019 ha superato quota 2100. Numeri in larghissima diminuzione se confrontati con quelli del 2018, quasi più dell’80 per cento in meno, che potremmo considerare una vittoria del Capitano, ma questo solo se dimentichiamo che non stiamo parlando di cifre ma di esseri umani e come ha detto qualcuno prima di me “se salvi una vita, salvi il mondo intero” e questo non dovremmo mai dimenticarlo, è la prima lezione di ogni filosofia, di ogni religione o di qualsiasi grande chiesa che “passa da Che Guevara e arriva fino a Madre Teresa…” (perdonatemi vi prego!)

Questo solo se dimentichiamo che in Libia sono oltre 10.000 le persone, tra cui 2.000 bambini, arbitrariamente trattenute in condizioni terrificanti nei centri di detenzione, come dichiara Amnesty International, e duecentomila, secondo alcune stime anche 600.000 i migranti pronti a lasciare la Libia verso le coste italiane. Questo solo se dimentichiamo che la firma dell’Accordo Italia-Libia, atto a Ridurre i flussi di migranti verso l’Italia dalle coste libiche, è stata apposta dal governo presieduto da Paolo Gentiloni e quell’accordo è stato in realtà “Il primo passo con il quale l’Italia ha messo in atto una strategia volta ad aggirare i vincoli del diritto internazionale in tema di salvaguardia della vita in mare» come la definiscono Oxfam Italia e Borderline Sicilia, nel diffondere il nuovo report che parla di 5.300 morti in due anni, di cui 4.000 solo nella rotta del Mediterraneo centrale e 143 morti su 500 arrivi solo nel 2019. Senza dimenticare i 15 mila migranti riportati indietro dalla Guardia costiera libica.

Ma l’Italia è un paese per vecchi. Una gigantesca bolla di pesciolini rossi senza memoria dove il tempo non esiste. E tutto questo accade e continua ad accadere perché dimentichiamo, perché non ricordiamo. Non ricordiamo o non vogliamo ricordare delle stragi del 2013, non ricordiamo i 368 morti e 20 dispersi del 3 ottobre al largo delle coste di Lampedusa, non ricordiamo i 60 bambini annegati in acque gelide insieme ad altre 210 persone il 13 ottobre di quello stesso anno, cui i giornali hanno dato “l’epico nome” di “Naufragio dei bambini”, diffondendo a macchia d’olio le foto dei loro poveri corpicini esanimi stesi sul bagnasciuga, non ricordiamo, oppure non sappiamo – ma questa non è una buona giustificazione –  che ogni giorno continuano a morire persone in mare: 7 al largo dell’isola di Lesbo, fra cui 2 bambini, poche ore fa. Ma perfino di fronte alla schiacciante verità dei fatti, c’è chi continua a negare l’evidenza, ma se è pur vero, come ebbe a dire Haidi Giuliani, che una bugia ripetuta infinite volte diventa verità è altrettanto vero che la verità è l'unica forma di giustizia, come ebbe a dire Licia Pinelli.

Ma l’Italia è un paese per vecchi. Una gigantesca bolla di pesciolini rossi senza memoria dove il tempo non esiste. Negli ultimi quindici anni oltre 30mila persone sono morte cercando di attraversare il Mediterraneo. Uomini e donne che preferiscono morire in mare che vivere sulla loro terra, e già questa potrebbe essere una semplice risposta allo slogan “aiutiamoli a casa loro” perché forse a casa loro non stanno poi così bene, ma nonostante questo Salvini continua a ripetere che "È evidente il collegamento tra scafisti e alcune ong. Probabilmente solo qualche procuratore non se ne accorge, ma il resto del mondo sì". I dati parlano chiaro: i migranti o extracomunitari o stranieri o irregolari o marocchini, a seconda di quale sia la moda del momento nel definirli, rappresentano soltanto l'8.2 per cento della intera popolazione nazionale e solo una piccola parte sono irregolari Sono l'8 per cento della popolazione nazionale, solo 8 persone su 100 sono stranieri, e permettetemi di dire che se quei 92 si fanno “rubare” il lavoro da dei perfetti sconosciuti, senza contatti, incapaci di parlare la lingua e vestiti di stracci… bè a questo punto il problema è soltanto loro (come direbbe Louie C.K.). Ma nonostante questo gli stranieri continuano ad essere l'emergenza, anche se credo sia questa la parola da cancellare. Dicono che sono dappertutto, quando poi in realtà sono solo 8 persone su 100. I flussi migratori sono come i venti, come le maree, non li si possono fermare e quindi bisogna fare i conti con i flussi migratori.

Io non so quale possa essere la soluzione, non mi è dato saperlo e non è il mio compito, ma so che l'unico modo per trovare una soluzione, è cercarla la soluzione, altrimenti c'è una risposta chiara, netta e semplice che trova sempre terreno fertile laddove c'è odio, ignoranza, disagio e povertà, ed è la paura. E la paura, come diceva il piccolo maestro verde, dalle lunghe orecchie, che tutti conosciamo, è la via per il lato oscuro. La paura conduce all'ira, l'ira all'odio e l'odio al fascismo. E se siamo arrivati a parlare di noi e loro in base al colore della pelle, se un ragazzo esce di casa armato di tutto punto e spara a caso su della gente solo perché “nera” e si dice che “Tutto sommato questo gesto è comprensibile, perché non se ne può più…” significa che non abbiamo altro cui appellarci, se non scelte dettate dalla natura  e “siamo ridotti al rango di animali gregari, di bestie il che significa che è la fine della democrazia”. Ma sono altresì convinto che ci sia data sempre una seconda possibilità.

I tragici accadimenti di quell'ottobre del 2013 innescheranno una serie di eventi che porterà l’allora premier Enrico Letta a ordinare l’intervento unilaterale italiano per intercettare tutti i barconi al largo della Libia. E da allora, prima per un anno con Mare Nostrum e poi con le organizzazioni umanitarie (le Ong), l’Italia si è fatta carico da sola di assistere oltre seicentomila uomini, donne e bambini raccolti dal mare. Ovviamente fino all'arrivo di Marco Minniti prima e Salvini poi, dopodiché “ciaone”. Ora però credo sia giunto il momento di chiederci che cosa abbiamo fatto mentre tutto questo accadeva? Siamo rimasti muti, come dei pesciolini rossi in una gigantesca bolla dove il tempo non esiste, fermi a guardare che le cose accadessero: ma può Mare Nostrum assolverci da qualsiasi colpa? Può il fatto di aver salvato altre vite giustificare che se ne siano migliaia?E la domanda resta sempre la stessa: perché? Perché abbiamo lasciato che accadesse?

Qualcuno ha detto prima di me che se salvi una vita salvi il mondo ma è vero anche il contrario, se distruggi una vita distruggi il mondo intero e non dovremmo mai dimenticarlo, dovremmo sempre ricordare. Ma a quanto mi è dato di capire in Italia il tempo non esiste, è un cerchio piatto, dove tutto continua a ripetersi inesorabilmente, e le nostre vite scorrono in questo paese come su di una pista di macchinine. E seppur nella fisica quantistica contemporanea questo sia un dato oramai incontrovertibile, così non dovrebbe essere nella vita di tutti i giorni, e invece quegli innocenti continuano ad annegare e così quei bambini, staranno lì in quella barca e in fondo al mare ancora e ancora e ancora e per sempre, con la strana, orribile sensazione che il futuro sia sempre stato alle nostre spalle. Forse però non c’è più tempo per una una seconda possibilità: ora è mai più! E allora c’è un’altra domanda che mi assilla di continuo: cosa possiamo fare noi contro tutto questo, cosa possiamo fare perché tutto questo non continui a ripetersi, cosa possiamo fare per spezzare questo inesorabile cerchio piatto? Me lo son chiesto più volte in questi giorni e mi son venute alla mente le parole di mio padre che diceva sempre "Se non canti d'amore, se non canti di libertà, di cosa vuoi che si canti, che cosa vuoi che si dica?" Ed è forse in giorni come questi che è necessario più che mai ricominciare da capo, dai bambini: raccontare nuove favole in cui non esistono buoni e cattivi, ma soltanto bontà e cattiveria. “È NECESSARIO tornare ad avere attenzione: a chi cade, al sole che nasce, ad un muro scrostato, attenzione ai ragazzi che crescono" e non farli sentire mai soli, perché – come dice sempre la mia ragazza ai nostri piccolini – non c'è niente di più bello che stare insieme.
“In questi giorni È NECESSARIO essere rivoluzionari, ed esserlo oggi vuol dire ascoltare, togliere e non aggiungere… Alzarsi e resistere. È NECESSARIO oggi più che mai non perdere la speranza, insegnare ai bambini un’altra morale, e forse un giorno accadrà che i figli impareranno degli errori dei loro padri, e così le figlie dalle loro madri e viceversa e finalmente un giorno accadrà che ci sarà soltanto una generazione di persone migliori.

L’Italia è un paese per vecchi. Una gigantesca bolla di pesciolini rossi senza memoria dove il tempo non esiste. Ma è una metafora e le metafore le scrivono i poeti e anche i poeti alle volte sbagliano, perché come ha detto un giorno Ayman Mustafa, uno dei pochissimi sopravvissuti al naufragio del 13 ottobre 2013, in fuga dalla Siria con la moglie Fatima e la sua piccolina Jude, entrambe disperse in quel maledetto pomeriggio: “Siamo su questo mondo e su questo mondo dobbiamo camminare…”

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