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Pornografia, rifiuti, accoglienza: tutte le procedure d’infrazione dell’Ue a carico dell’Italia

L’Italia potrebbe essere il primo Paese nella storia dell’Unione europea ad avere a proprio carico una procedura di infrazione per disavanzo eccessivo del debito pubblico. Non sarebbe però la prima volta che la Commissione Ue attua un provvedimento contro il nostro Paese per violazione dei trattati comunitari. Al momento sono 71 le cause aperte e riguardano diversi ambiti: dallo smaltimento dei rifiuti alla pornografia e l’accoglienza dei migranti.
A cura di Annalisa Girardi
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In questi giorni l'attenzione mediatica e politica è concentrata sulla possibilità che l'Unione europea dia effettivamente inizio a una procedura di infrazione a carico dell'Italia. Se questa eventualità venisse confermata, al nostro Paese spetterebbe un primato aspro e costoso. Infatti, nessuno Stato membro è mai stato accusato di trasgredire i trattati a causa di un disavanzo eccessivo del debito pubblico: sarebbe la prima volta nella storia dell'Ue. Per il resto, l'Italia non è nuova alle procedure di infrazione. Ad oggi, ce ne sono 71 aperte contro l'Italia, riguardanti questioni molto diverse tra loro, andando dalle condizioni di accoglienza dei richiedenti asilo, alle direttive sulla pornografia e allo smaltimento dei rifiuti. In 64 casi si tratta di violazioni del diritto dell'Unione, mentre in 7 di mancato recepimento delle direttive. Come sottolinea un video a cura di Next New Media pubblicato da Agi, tra il 2014 al 2018 le procedure a carico dell'Italia sono state dimezzate, passando da 119 a 59. Tuttavia, lo scorso anno sono tornate ad aumentare.

A quanto riporta un Focus di Open Polis dedicato alle infrazioni europee, chiamato "Il costo della cattiva politica", dal 2012 ad oggi queste procedure sono costate all'Italia 547 milioni di euro. Ciò si traduce in circa 78 milioni di euro all'anno. Oltre 213 mila euro di multa ogni giorno. Lo scorso anno il nostro Paese ha ricevuto il conto più salato: con 31 milioni in più rispetto al 2017, le sanzioni per aver violato in diritto dell'Unione sono arrivate a 148,73 milioni di euro. L'anno prima, scrive la fondazione che si occupa di informazione attraverso la raccolta di dati, "l’Italia è stato il Paese verso cui sono state depositate più denunce, ben 533, circa il 14% del totale. Dietro al nostro paese troviamo la Spagna (437 denunce) e poi la Francia (383)". Sul sito del dipartimento delle politiche europee è possibile consultare il fascicolo in cui vengono indicate tutte le procedure attive al momento: vediamone qualcuna.

Pornografia, rifiuti, accoglienza: le procedure aperte contro l'Italia

L'ambito in cui sono attive più procedure d'infrazione a carico dell'Italia è l'ambiente: il 26% delle violazioni dei trattati Ue riguardano questioni ambientali e sono anche quelle aperte da più tempo. La vicenda più conosciuta è sicuramente quella legata alla crisi dei rifiuti in Campania: per inadempienze nello smaltimento dell'immondizia, a luglio 2015 l'Ue ha condannato l'Italia ad una multa di 20 milioni di euro. La Corte Ue ha inoltre previsto che la multa venisse maggiorata di 120 mila euro al giorno in caso di mancata applicazione delle regole comunitarie. Sempre in ambito ambientale, l'Ue ha anche deferito l'Italia per inquinamento atmosferico e mancato trattamento adeguato delle acque reflue urbane: Allo stesso modo ha accusato il Paese di non aver impedito la diffusione della "Xylella fastidiosa" in Puglia. Bruxelles ha anche aperto una procedura per la mancata riduzione dell'impatto ambientale dell'acciaieria ILVA di Taranto, il più grande stabilimento siderurgico in Europa.

Un'altra infrazione riguarda la pornografia: in materia di giustizia, l'Italia ha violato il diritto europeo per "mancata ottemperanza alla direttiva UE 2011/93 relativa alla lotta contro l’abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia minorile, e che sostituisce la decisione quadro 2004/68/GAI del Consiglio". In tema di lavoro e affari sociali, invece, la Commissione europea "ritiene violato l'articolo 157 del Trattato TFUE e gli articoli 5, 7 e 14 della Direttiva 2006/54/CE. L'art. 157, stabilendo che la retribuzione dei lavoratori deve essere uguale per gli uomini e per le donne, includendo nel concetto in questione non solo il salario, ma tutti i vantaggi economici che il datore corrisponde al lavoratore in ragione dell'impiego di quest'ultimo".

Nel 2012, l'Ue ha denunciato l'Italia per aver violato il diritto comunitario anche in tema di accoglienza dei migranti: "La Commissione europea ritiene che l'Italia violi più punti della disciplina unionale concernente il trattamento dei "richiedenti asilo", segnatamente il Regolamento n. 343/2003 (Regolamento "Dublino"), la Direttiva 2003/9/CE (Direttiva "Accoglienza"), la Direttiva 2004/83/CE (Direttiva "Qualifiche") della Direttiva 2005/85/CE (Direttiva "Procedure"), nonché la "Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali" (CEDU). La Commissione sottolinea, in primo luogo, che gli interessati incontrano diversi ostacoli a contattare le Autorità italiane deputate a ricevere le domande di asilo".

Altre procedure d'infrazione sono aperte per irregolarità dei serbatoi GPL ricondizionati, per attività di pesca delle navi italiane in acque territoriali di Guinea Bissau e Gambia, per il mancato recepimento delle decisioni del Consiglio riguardanti il potenziamento della cooperazione transfrontaliera soprattutto con riferimento alla lotta al terrorismo ed alla criminalità transfrontaliera, per un accordo con Cipro, Grecia e Malta relativo al blocco funzionale dello spazio aereo Blue Med, per il mancato recupero di aiuti concessi per interventi a favore dell'occupazione e per la protezione degli animali utilizzati a fini scientifici.

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