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Pordenone, costretta ad abbandonare il figlio 43 anni fa: “Aiutatemi a ritrovarlo”

La donna di 61 anni si è rifatta una famiglia e ha anche dei figli ma non ha mai dimenticato quel primogenito che non ha mai potuto abbracciare.
A cura di Antonio Palma
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Una gravidanza inattesa e mal vista dai propri familiari a soli 17 anni, poi la fuga di quello che credeva il vero amore e un figlio messo al mondo ma mai più rivisto. È la storia che per 43 lunghi anni non ha mai smesso di tormentare Maria Cristina Zilli, una donna friulana di 61 anni che ora ha deciso di venire allo scoperto per chiedere aiuto pubblicamente per ritrovare finalmente quel primo figlio che non ha mai potuto abbracciare. La storia, raccontata dal quotidiano locale Il Gazzettino, è venuta alla luce  dopo che la donna ha deciso di pubblicare online sul suo profilo facebook un messaggio breve ma ricco di significato: "Sono Maria Cristina Zilli, nata il 23 ottobre 1956. Ti cerco, Amore".

Parole lanciate dalla donna quasi per disperazione su quel grande e vasto che sono i social alla ricerca di qualcuno che possa darle un appiglio, una speranza a cui aggrapparsi per ritrovare finalmente il figlio. All'epoca della gravidanza, la donna, che ora vive a  San Vito al Tagliamento, in provincia di Pordenone, risiedeva a Zoppola e si era perdutamente innamorata di un militare delle sue stesse parti. Un amore condiviso dal ragazzo e che aveva portato alla gravidanza. Proprio alla notizia che sarebbe diventato padre, però, il giovane si diede alla fuga e scomparve.

Una gravidanza senza padre che ha sconvolto la vita di Maria Cristina, portata a forza a partorire alla Clinica ostetrica dell'Ospedale di Padova e costretta dai genitori ad abbandonare il nascituro per mettere a tacere i pettegolezzi. Quel giorno era il 3 agosto del 1974, la donna dell'epoca non ebbe nemmeno il tempo di dare un nome al piccolo riuscendo a malapena a vederlo prima che fosse portato via, in un orfanotrofio della stessa città dove poi probabilmente è stato dato in adozione. Da allora Maria Cristina non si è data pace e nonostante si sia creata una famiglia con altri figli ha sempre pensato al primogenito.

Infine la decisione di passare all'azione rivolgendosi come prima cosa all'ospedale dove ha partorito ricevendo però un'amara delusione. La struttura infatti non ha fornito informazioni per tutelare la privacy della persona e alla donna non è rimasto che appellarsi si social visto che i suoi genitori, che intanto sono morti, non hanno mai voluto parlarle di quanto accaduto. "Il suo pensiero mi accompagna sempre: non voglio rompergli le scatole, voglio solo sapere qualcosa, se è vivo, se sta bene", ha concluso la donna.

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