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Crisi di Governo 2022

Voto a settembre, Pd non si allea con i 5S, ma neanche con Renzi: “Toglie più voti di quanti ne porta”

In vista delle elezioni del 25 settembre, dopo che il governo Draghi si è ufficialmente concluso con le dimissioni del premier e lo scioglimento delle Camere, i partiti ragionano già di possibili alleanze: il Pd chiude definitivamente la porta al M5s, ma anche a Iv di Matteo Renzi.
A cura di Annalisa Cangemi
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Dopo la fine definitiva del governo Draghi, sancita dalle dimissioni accolte dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ieri ha sciolto le Camere, il Consiglio dei ministri ha ufficializzato la data per le nuove elezioni: si torna al voto il 25 settembre, in un'unica giornata. E i partiti già ragionano di alleanze e programmi in vista delle urne, con una campagna elettorale agostana, in piena estate. La conclusione prematura della legislatura però lascia strascichi e fratture insanabili.

Nel puzzle delle alleanze Letta non vede di buon occhio un dialogo con Renzi, perché, è il ragionamento toglie più voti di quelli che ne porta, racconta un retroscena di Stefano Cappellini su la Repubblica. Ci saranno invece contatti con Sala, con Luigi Di Maio, che ha da poco dato vita a Insieme per il Futuro, e una mano tesa anche a Carlo Calenda. Che però frena: "Io a fare l’ammucchiata contro i sovranisti non ci sto – dice a la Repubblica – Se vogliono l’Unione bis, facciano pure. Senza di noi". 

Per il segretario del Pd comunque la formula del ‘campo largo' è ancora valida, ma naturalmente senza più i Cinque Stelle, ritenuti dai dem i principali responsabili della crisi, per non aver votato una settimana fa la fiducia sul decreto Aiuti. E le dichiarazioni di oggi di molti big non lasciano spazio a dubbi: non c'è posto nel campo largo per i pentastellati.

Lo chiarisce la presidente dei senatori Pd, Simona Malpezzi, dopo la mancata fiducia a Draghi cambia tutto, perché "quello che è successo è un tradimento per il Paese", dice in un'intervista a La Stampa, "Tre partiti – Lega, Fi, M5S – hanno tradito gli elettori in nome dei loro calcoli elettorali", aggiunge, La scelta di non sostenere il governo è un atto di "irresponsabilità" e adesso non ci sono più "alibi" per nessuno, perché "è in gioco l’Italia". Per la capogruppo Pd "è evidente che la giornata di ieri segna uno stravolgimento dello scenario e della geografia politica. Dopo ieri niente può essere più come prima. Noi abbiamo ascoltato la sofferenza delle persone, gli altri hanno scelto gli interessi di partito".

Per Malpezzi "Il centrodestra non esiste più, c’è solo la destra". E in merito al M5S: "Il mancato voto di fiducia ha segnato l’irresponsabilità di chi ha deciso di mettere il Paese in questa condizione. Ora il Pd penserà al Pd, ci concentriamo sulla nostra proposta". 

Anche il ministro Dario Franceschini è netto: "Questo strappo rende impossibile ogni alleanza con i 5 Stelle. La rottura sulla fiducia al governo rende impossibile l'alleanza". E lancia un'alleanza in nome di Draghi per le elezioni anticipate del 25 settembre: "Credo che saranno sostanzialmente una sfida tra chi ha difeso Draghi e chi invece ha buttato tutto a mare". Franceschini ritiene che il confronto questa volta sarà tra "le forze e le persone che hanno votato la fiducia, o che l'avrebbero votata alla Camera, un campo che si compone intorno al Pd, poi con il partito decideremo come e dall'altra chi ha affossato Draghi. Tra chi lo ha difeso ci sono forze e personalità diverse che potranno stare insieme in un rassemblement elettorale, non improvvisato per vincere nei collegi uninominali". In sostanza "da una parte gli europeisti e i riformisti che hanno sostenuto l'esperienza del governo Draghi e l'avrebbero continuata, dall'altra parte i sovranisti, gli anti europeisti, il centrodestra senza più centro". E qui lancia una stoccata all'ex premier Silvio Berlusconi e a Forza Italia: "Il partito di Berlusconi è evaporato", dopo l'addio dei ministri Gelmini e Brunetta, e la ministra Carfagna in riflessione, che intanto dice di voler "prendere le distanze".

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