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Opinioni

Van Gogh amava la zuppa di piselli e se fosse vivo la getterebbe sui suoi quadri

Dovremmo ringraziare gli attivisti che valorizzano il pensiero di Van Gogh abbinandoci la zuppa di piselli, o risaltano l’ambiente incollandosi al Botticelli.
A cura di Saverio Tommasi
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La zuppa di pomodoro su "I Girasoli" di van Gogh
La zuppa di pomodoro su "I Girasoli" di van Gogh

È normale incollarsi le mani alla Primavera del Botticelli, o gettare della zuppa di pomodoro contro I Girasoli di Van Gogh?

Non è normale, è straordinario. Se fosse normale non avremmo bisogno di queste dimostrazioni, invece ne abbiamo necessità come dell'ossigeno, o come di una temperatura un grado e mezzo in meno.

Facciamo un passo indietro: in pochissimi hanno il coraggio di mettere i propri sogni a disposizione del mondo, e Vincent Van Gogh lo ha fatto ben prima degli attivisti del clima. Van Gogh, che nonostante le critiche del padre e il fatto che per tutta la vita sia stato economicamente mantenuto dal fratello, ha continuato a dipingere. E mi viene da dire: per fortuna non si è comportato da uomo medio, normale, banale. Esattamente come chi oggi rischia – il lavoro, lo studio, la libertà – per combattere per un futuro migliore, per un mondo più vivibile.

Riconosciamolo: non è normale mettere il proprio corpo a disposizione di un risultato che è destinato ad andare fuori dall'ordinario, e cioè fuori da noi, dal nostro orticello, dai nostri anni che ci sono concessi di vivere. Non si è mai normali, infatti, quando si sogna in grande: lo hanno fatto Van Gogh e Francisco de Goya, lo ha fatto Sandro Botticelli e lo fanno ogni giorno le attiviste e gli attivisti per il clima che prendono a esempio (e non "di mira") i loro capolavori.

Evviva gli spostati e gli anormali!

Non è normale infatti dipingere come Botticelli, non riesce a tutti rappresentare Flora e far germogliare le piante, come ha fatto lui nella sua Primavera; ma per fortuna che Sandro Botticelli è stato così tanto difforme, irregolare e atipico.
Non è normale neanche – quel ciclo della natura – difenderlo oggi nella vita quotidiana, incollando le proprie dita – e le proprie idee – a un'idea di sostenibilità ambientale; ma per fortuna che invece ci sono quelle ragazze e quei ragazzi, quegli attivisti così anomali rispetto al "lasciar perdere", così svegli rispetto al sonno della ragione.

Di banalità è lastricata la strada della norma, di sogni quella del cambiamento.

Andate avanti così, ragazze e ragazzi. Le mie parole saranno sempre un piccolo scudo per voi, e un aratro manuale per i sentieri che state battendo.

A me sembra evidente: le vostre azioni non sono mai state "ai danni dell'arte", ma alleate della loro bellezza. Senza una battaglia per contrastare i cambiamenti climatici non nasceranno più persone capaci di creare contesti di bellezza, e in questo mondo rimarranno soltanto mosche, zanzare e microbi.
Lo capisco bene: le vostre azioni non sono raid, sono l'interpretazione del messaggio di Van Gogh: "E' molto più importante la realtà di qualsiasi sentimento si possa provare per un quadro”.
Se oggi Van Gogh fosse vivo rinuncerebbe alla sua zuppa di piselli per entrare alla National Gallery di Londra e scagliarla verso i suoi girasoli. Rimarrebbe volentieri digiuno per una settimana, sono convinto.

Van Gogh era matto come lo siete voi giovani attivisti e attiviste per il clima, e come voi nient'affatto stupido: perciò come voi anche lui – sono certo – sceglierebbe di non rovinare il suo dipinto, ma di gettare la zuppa soltanto sul vetro protettivo. Esattamente come avete fatto voi.
Nessun quadro in questi mesi ha subito alcun danno, ricordiamolo. È stata una scelta delle attiviste e degli attivisti: hanno scelto la colla da usare chiedendo consiglio ai restauratori, e hanno usato la zuppa solo contro i vetri protettivi.
Le loro azioni hanno valorizzato le opere, le hanno imbevute (metaforicamente) di altra vita.

Si metta l'animo in pace Giorgia Meloni che parla di vandalismo, o il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano che dice "questo non è il modo".
Le proteste non le possono decidere coloro che di quelle proteste sono gli obiettivi. Sarebbe come se un intervistato si facesse da solo le domande, o un fedele decidesse il numero delle Ave Maria da recitare alla fine della sua confessione.

Mettetevelo in testa: non sono i responsabili dei disastri a decidere come deve protestare qualcuno a cui stanno sottraendo il futuro.

La protesta è un regalo che fanno i sognatori al mondo intero. I sognatori sono stati capaci di immaginare un mondo che ancora non c'è, un mondo migliore di questo, e stanno provando a comunicarcelo: perché quel mondo vogliono costruirlo coinvolgendoci. Per questo dico che quelle proteste sono un regalo: perché ci stanno donando i loro sogni.

Le proteste sono fuori dalle righe, disobbedienti per natura, imprevedibili e fastidiose per taluni, giusto così. Altrimenti sarebbero il comunicato stampa di un ufficio amico.

Le proteste hanno l'obiettivo di sovvertire e destabilizzare anche i nostri equilibri acquisiti, l'immobilismo e la noia.
Le proteste o sono schiaffo o non sono.
Le proteste devono rompere le uova e aprire i panieri, dunque va benissimo la protesta che blocca la tangenziale e sovverte gli orari che ci eravamo fissati in testa, quasi sempre solo di pochi minuti, e lo fa per avvertirci di un sovvertimento più grande, pauroso, micidiale, che non stiamo considerando: la vivibilità del pianeta.
La stupidità dell'Uomo è tutta lì: negli automobilisti che per tre minuti di ritardo si arrabbiano, oppure parlano di "violenza" rispetto a una protesta che semplicemente sottolinea i dati della scienza, portandoli alla ribalta del grande pubblico, cioè di loro: ci stanno uccidendo. Ma questo a molti non interessa. Se il Mondo collassa, se le migrazioni forzate per il clima torrido lasciano cadaveri milioni di persone, se ne fregano, e anzi prendono a calci e spinte gli attivisti che usano l'evidenziatore per permettere anche a loro di leggere i dati della scienza.

La Contessa è disturbata dal rumore delle voci in strada, non se qualcuno non ha il pane e per questo urla.

Un altro mondo si costruisce giorno dopo giorno, protesta dopo protesta. Nessuno ce lo regala, lo dobbiamo ristrutturare noi, e i più giovani lo hanno capito.
Sono terrorizzati per i cambiamenti climatici, le attiviste e gli attivisti, e non potrebbe essere diversamente. Alluvioni e tornadi da una parte, terre aride e non coltivabili dall'altra. Perché tutto questo non dovrebbe preoccuparci?

I morti e i logorati, si accasciano sull'esistente.
I sognatori sono invece i più concreti fra i visionari, sono la cintura di trasmissione fra l'impossibile e la sua costruzione: grazie ragazze, grazie ragazzi.

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Sono giornalista e video reporter. Realizzo reportage e documentari in forma breve, in Italia e all'estero. Scrivo libri, quando capita. Il più recente è "Siate ribelli. Praticate gentilezza". Ho sposato Fanpage.it, ed è un matrimonio felice. Racconto storie di umanità varia, mi piace incrociare le fragilità umane, senza pietismo e ribaltando il tavolo degli stereotipi. Per farlo uso le parole e le immagini. Mi nutro di video e respiro. Tutti i miei video li trovate sul canale Youmedia personale.
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