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Valditara insiste sui lavori socialmente utili contro “indisciplina e disattenzione” a scuola

“Gli episodi di bullismo, di indisciplina, ma anche talvolta semplicemente di disattenzione voluta, come il ragazzo che gioca con il cellulare mentre l’insegnante spiega, sono sempre più diffusi. Ma perché limitarsi solamente alla sospensione?” Lo ha detto il ministro Valditara riproponendo “l’idea dei lavori socialmente utili, che educano alla responsabilità”.
A cura di Annalisa Girardi
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Il ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, insiste sui lavori socialmente utili per rieducare i bulli. Ma non solo: a questi si potrebbe ricorrere anche per gli studenti indisciplinati e disattenti, che ad esempio portano il cellulare in classe. È quanto ha detto intervenendo alla trasmissione "A cena con Maria Latella" su Sky Tg24.

"Ormai è diventato difficile entrare in una classe, perché gli episodi di bullismo, di indisciplina, ma anche talvolta semplicemente di disattenzione voluta, come il ragazzo che gioca con il cellulare mentre l'insegnante spiega, sono sempre più diffusi. Ma perché limitarsi solamente alla sospensione? L'idea ad esempio dei lavori socialmente utili, che ti educano alla responsabilità… Perché un ragazzo deve portare in classe un cellulare? In classe si va per studiare", ha detto Valditara

Il ministro aveva già proposto i lavori socialmente utili come punizione per gli alunni violenti e incapaci di rispettare le regole. Sui cellulari in classe qualche giorno fa aveva detto semplicemente di volervi vietare: ora però sembrerebbe suggerire che alcuni lavori socialmente utili, come la manutenzione del cortile scolastico o la pulizia della mensa, possano servire per rieducare anche chi è indisciplinato o poco rispettoso delle regole, ad esempio utilizzando il cellulare in classe invece che seguire la lezione.

Qualche giorno fa il ministro era anche intervenuto per chiarire alcune sue dichiarazioni circa l'umiliazione come "fattore fondamentale nella crescita e nella costruzione della personalità". Aveva detto di riferirsi piuttosto all'insegnamento dell'umiltà, per poi aggiungere che in alcuni casi non ha molto senso sospendere gli studenti, quando sarebbe "molto meglio responsabilizzarli facendo loro fare lavori socialmente utili alla comunità scolastica". Il ministro aveva quindi concluso: "Ero e rimango pienamente convinto che realizzare il proprio errore, imparare l’umiltà di chiedere scusa, affrontare il senso del limite e della responsabilità delle proprie azioni, sia un passaggio denso di significato formativo".

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