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Un altro naufragio davanti alle coste della Tunisia, 14 migranti sono morti annegati

Dopo un naufragio al largo di Lampedusa, la Guardia costiera tunisina dà notizia dell’ennesima tragedia in mare: 14 corpi sono stati recuperati al largo di Sfax, mentre altri 54 migranti sono stati tratti in salvo.
A cura di Annalisa Girardi
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C'è stato un nuovo naufragio al largo delle coste della Tunisia. Hanno perso la vita almeno 14 migranti, provenienti dall'Africa sub-sahariana. A dare la notizia è la Guardia costiera tunisina: "Le pattuglie della Guardia costiera ieri sera hanno intercettato un gruppo la cui imbarcazione era affondata, hanno soccorso e salvato 54 persone di varie nazionalità dell'Africa sub-sahariana e hanno recuperato 14 corpi", si legge in una nota.

I cadaveri sono stati recuperati al largo di Louata, nel governatorato di Sfax. È l'ennesima tragedia in mare, a circa una decina di giorni da quella avvenuta davanti alla costa di Steccato di Cutro. Nel frattempo non si fermano gli arrivi e gli sbarchi autonomi. Solo nell'ultima giornata sono arrivate circa mille persone a Lampedusa. Provengono da Ciad, Siria, Sudan, Yemen, Senegal, Mali, Guinea, Burkina Faso, Camerun, Costa d'Avorio, Liberia e Gambia. E sarebbero partiti tutti da Sfax, la città tunisina da cui sarebbe salpato anche il barcone affondato questa notte.

Un altro naufragio ieri si è registrato anche al largo di Lampedusa. Una barca di circa otto metri è affondata: nelle operazioni di soccorso una motovedetta della Capitaneria di porto ha salvato 20 persone, recuperando anche il corpo di una giovane donna che purtroppo non ce l'ha fatta.

E mentre continuano le tragedia in mare, il governo si riunisce a Cutro per approvare in Consiglio dei ministri un nuovo pacchetto di norme sull'immigrazione. Nella bozza di decreto circolata in queste ore si parla di pene più severe per gli scafisti, con la previsione di una nuova fattispecie di reato, e di rafforzare i canali di ingresso regolari.

Intanto a Cutro sono decine e decine i manifestanti che si sono riuniti nella piazza principale del Paese, aspettando l'arrivo di Giorgia Meloni e dei suoi ministri. "Questa è una terra di emigrati e sappiamo cosa vuol dire lasciare la propria terra. La nostra è una manifestazione pacifica, ma non ci vogliono qui, nonostante il permesso della Questura. Vogliono relegarci in un vicolo ma non ci sposteremo. Dovranno prenderci di peso", raccontano alcuni. Altri tengono in mano dei cartelli con la scritta "Not in my name".

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