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Super Green pass indebolisce Salvini: leader Lega costretto a rinviare l’assemblea del partito

Le nuove norme sul Super Green pass hanno costretto Matteo Salvini a rinviare l’assemblea programmatica del partito: la resa dei conti nella Lega è solo rimandata.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il Super Green pass potrebbe riacutizzare i conflitti all'interno della Lega. Matteo Salvini non è riuscito a imporre le sue richieste nella trattativa nel governo per il nuovo provvedimento, che a partire dal prossimo 6 dicembre imporrà restrizioni ai non vaccinati, consentendo però alle attività commerciali di rimanere aperte.

I governatori leghisti avrebbero voluto che il pass potenziato fosse valido a partire dalla zona gialla, ma ha prevalso la strategia della massima precauzione, per tentare di arrestare la risalita dei contagi Covid. Quindi le regole che impediscono a i No Vax di mangiare in bar e ristoranti al chiuso, e di entrare in cinema, teatri e musei (non basta più sottoporsi al tampone) scatteranno già dalla zona bianca. La decisione ha creato tensioni nel governo, ma alla fine la linea di Draghi ha prevalso: Salvini, pur avendo assicurato che i suoi ministri avrebbero disertato il Cdm, si è dovuto accontentare di fissare come data limite delle restrizioni il 15 gennaio, invece del 31, e di evitare la riduzione della durata dei tamponi, rimasta a 72 ore per i molecolari e a 48 per gli antigenici. Magra consolazione anche l'esclusione del Green pass per i bambini, altro punto che Salvini può rivendicare.

Complessivamente però si tratta dell'ennesimo rospo che il segretario della Lega è stato costretto a ingoiare: alla fine il nuovo decreto è passato all'unanimità in Consiglio dei ministri e il Super Green pass ha introdotto nuove limitazioni per chi non è immunizzato o non ha avuto l'infezione.

Nei mesi scorsi la spaccatura all'interno del suo partito si è manifestata in diverse occasioni. Nella Lega convivono ormai da tempo due anime: quella ‘governista' che sostiene la gestione Draghi, e che guarda agli interessi del ceto produttivo e degli imprenditori, rappresentata dal ministro Giorgetti e dai governatori del Nord; e la Lega di lotta, interpretata da Matteo Salvini, che pur essendo parte della maggioranza vorrebbe fare opposizione, dall'interno. Per questo il segretario del Carroccio ha sempre cercato di strizzare l'occhio ai No Vax.

Stando ai risultati delle ultime amministrative, e ai sondaggi, questa doppia anima non fa bene al leader della Lega, ormai da mesi all'inseguimento dell'alleata Giorgia Meloni. Anche perché sul Green pass Matteo Salvini ha perso una dopo l'altra tutte le battaglie. Basterebbe ricordare le dichiarazioni che faceva a luglio, quando il governo già ragionava della possibilità di imporre il pass al personale scolastico, in vista del nuovo anno: "Il green pass per accedere agli istituti scolastici? Non scherziamo, piuttosto dobbiamo continuare a vaccinare gli anziani e le persone fragili". Da quel momento Salvini ha dovuto incassare non solo l'allargamento del Green pass a tutto mondo della scuola (per il quale adesso è previsto l'obbligo vaccinale), ma anche la certificazione obbligatoria per viaggiare sui trasporti a lunga percorrenza e in tutti i luoghi di lavoro.

"Come strumento di limitazione al lavoro, il Green pass esiste solo in Italia. Allora: o stanno sbagliando tutti gli altri Paesi o c’è un eccesso in Italia", diceva Salvini lo scorso 21 ottobre, pochi giorni dopo l'entrata in vigore dell'obbligo di Green pass negli uffici pubblici e privati. "Noi stiamo cercando di aiutare i milioni di lavoratori italiani che non ce l’hanno ad andare a lavorare lo stesso. E lo dice un vaccinato. Se ci sono milioni di italiani che domani sono in difficoltà per lavorare, noi siamo per aiutarli, sul modello europeo, allungando la durata del tampone, estendendo l’utilizzo di tamponi rapidi e gratuiti". Ma la linea dei tamponi gratuiti per i non vaccinati non è passata, e i lavoratori hanno continuato a pagare i test di tasca propria.

Annullata l'assemblea nazionale della Lega

Il primo effetto del nuovo decreto anti Covid è stato l'annullamento dell'assemblea programmatica del partito di via Bellerio, prevista per l'11 e 12 dicembre, che è stata rinviata, almeno ufficialmente, per garantire a tutte le persone invitate la possibilità di partecipare. Matteo Salvini l'aveva annunciata proprio nei giorni di massima tensione con il ministro Giorgetti quando, dopo un consiglio federale in cui aveva cercato di ricompattare le fila, ribadendo la centralità del suo ruolo. Allora aveva ottenuto il pubblico riconoscimento di Giorgetti: "La Lega è una, è la casa di tutti noi e Salvini ne è il segretario. Saprà fare sintesi, porterà avanti la linea". Una dichiarazione che era riuscita a calmare momentaneamente le acque, rinviando la discussione all'assemblea. Ma per la resa dei conti si dovrà aspettare ancora.

In queste ore il leader della Lega ha scelto la tattica del silenzio, evitando di commentare apertamente il decreto sul Super Green pass, ma la decisione di spostare l'assemblea a data da destinarsi parla da sé. Fonti della Lega hanno fatto sapere che l'annullamento dell'appuntamento è stata una "scelta di rispetto, in particolare per militanti e amministratori locali, alla luce delle decisioni del governo". Non sono pochi infatti gli esponenti leghisti che sarebbero stati costretti a saltare l'incontro, perché sprovvisti della certificazione verde rafforzata. Ma secondo quanto riporta il Messaggero l'idea di rimandare l'evento sarebbe frutto di un preciso calcolo: Salvini è in evidente difficoltà, per cui l'unico modo per galleggiare è prendere tempo, facendo passare l'onda dell'elezione del presidente della Repubblica a gennaio e cercando nel frattempo di recuperare terreno, sia nel partito sia fuori.

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