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Speranza dice che si parla meno di Covid da quando è scoppiata la guerra, ma pandemia non è finita

“La guerra in Ucraina e le sue conseguenze si sono aggiunte alla pandemia, non hanno sostituito. Non è che il 24 febbraio la pandemia è sparita. Le persone sono ancora positive”: lo dice il ministro della Salute, Roberto Speranza.
A cura di Annalisa Girardi
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Anche se le prime pagine dei giornali non sono più monopolizzate dalla pandemia di coronavirus, non significa che questa sia finita. "La guerra in Ucraina e le sue conseguenze si sono aggiunte alla pandemia, non hanno sostituito. Non è che il 24 febbraio la pandemia è sparita. Le persone sono ancora positive, vanno meno in ospedale grazie ai vaccini, ma abbiamo ancora una situazione da monitorare", ha messo in chiaro il ministro della Salute, Roberto Speranza, intervenendo al convegno "Dalla pandemia al Pnrr: come comunicare la salute ai cittadini".

Proprio perché non abbiamo ancora messo la parole fine al capitolo pandemia, è importante continuare a vaccinarsi. "Abbiamo standard tra i più alti a livello mondiale, solo un grande Paese riesce a fare 137 milioni di dosi di vaccino in 15-16 mesi", ha affermato Speranza. Sottolineando che la comunicazione da parte del governo debba continuare a fare la sua parte, mandando il messaggio corretto ai cittadini: "Somministrare il secondo booster è importante, come lo è informare ancora le persone perché questa fase di vaccinazione non è secondaria, protegge i più deboli. La mortalità oscilla tra gli 83, 84, 85 anni ma il booster può salvare loro la vita".

Per poi tornare a discutere del ruolo giocato da una corretta comunicazione, che ha portato oltre il 90% della popolazione over 12 a completare il ciclo primario di vaccinazione: "Questi numeri sono figli di tante cose: di una strategia organizzativa di un lavoro di capillarità del nostro Servizio Sanitario Nazionale, ma anche di un messaggio corretto che ha in qualche modo favorito questi risultati così positivi", ha rimarcato Speranza. E ancora: "Il tema della rete è fondamentale perché se è vero che le istituzioni hanno più profondità comunicative nei canali tradizionali, c'è il problema dei social. Tanto che istituimmo i protocolli tra ministero della salute e Twitter, Facebook e Google, che ci potessero evitare l'esplosione di fake news che sono pericolose specialmente in una pandemia. Devo dire che il nostro Paese, anche in questo ambito, non senza difficoltà ed eccezione, nella sostanza abbia retto".

Il ministro torna da un importante viaggio negli Stati Uniti, meta in cui si recherà invece oggi Mario Draghi, in cui ha incontrato sia il ministro statunitense della Salute, sia il consigliere Anthony Fauci, "una delle principali personalità del mondo scientifico planetario nella lotta contro il Covid". Ieri, alla vigilia della visita del presidente del Consiglio a Washington, Fauci aveva ricordato l'incontro con Speranza in un'intervista a Rainews, lodando il lavoro svolto dall'Italia durante la pandemia di Covid.

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