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Sottosegretario Mantovano a Renzi: “Politici e giornalisti spiati? Forniremo tutte le risposte necessarie”

Il sottosegretario Mantovano, intercettato da Fanpage.it, replica a Matteo Renzi, che ha sollevato il caso dei politici e dei giornalisti che, secondo il libro “I potenti al tempo di Giorgia”, sarebbero stati spiati dai servizi segreti italiani: “Saranno fornite tutte le risposte necessarie”.
A cura di Annalisa Cangemi
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"Saranno fornite tutte le risposte necessarie". Il sottosegretario Alfredo Mantovano risponde così alle domande di Fanpage.it, in merito alla questione sollevata dal senatore Matteo Renzi, in riferimento alle presunte intercettazioni di giornalisti e politici senza autorizzazioni da parte dell'intelligence, vicenda emersa nel libro ‘I potenti al tempo di Giorgia', di Madron e Bisignani.

E sulla possibilità che il governo possa andare a riferire al Copasir, Mantovano si limita a rispondere così: "Le sembra che la strada sia un luogo dove rispondere a un quesito del genere? Non è la strada il luogo dove rispondere", dice ai microfoni di Fanpage.it, intercettato da Marco Billeci.

"Nel libro di Madron e Bisignani si parla di oltre 400 utenze intercettate in modo preventivo dai servizi segreti: che fine fanno quei dossier? Se Meloni fosse aggiornata su ciò che avviene nelle redazioni e nei partiti sarebbe a rischio la tenuta democratica del Paese", è l'allarme lanciato dal leader di Italia Viva in una intervista a "La Repubblica".

"In gioco c'è la tenuta democratica di un Paese, il nostro" aggiunge Renzi. "In quel libro c'è scritta una cosa molto chiara che mette il Governo e l'Autorità delegata, Alfredo Mantovano, davanti a due sole strade possibili: dire che è stata scritta una bugia, smentendo ufficialmente. Oppure venendo immediatamente a spiegare al Copasir cosa è accaduto, da quanto tempo e cosa sta accadendo ora". Madron e Bisignani "Parlano di intercettazioni preventive. Quel lavoro, cioè, che l'intelligence può fare in assenza di un'inchiesta giudiziaria, ma quando si ritiene che sia in qualche modo in pericolo la sicurezza nazionale", dice ancora l'ex premier.

Si tratta di uno strumento previsto dal nostro Codice che però le consente soltanto in presenza di un'autorizzazione preventiva da parte del procuratore generale della Corte di Appello. "Quello che scrive Bisignani è molto chiaro. Ed è l'esito di quello che da mesi gira in certi ambienti. E cioè che vi siano giornalisti o politici intercettati senza le garanzie costituzionali di una indagine ma dai servizi segreti. Mi spiego meglio: data l'autorizzazione iniziale della Corte si procede a strascico, senza ulteriori autorizzazioni, e si arriva a intercettare giornalisti e politici. In questa maniera ogni settimana si potrebbe capire quello che accade nelle redazioni o quello che avviene nei palazzi della politica. Se questo fosse vero, ci troveremmo di fronte a casa di gravità inaudita. Sarebbe minato alle basi il nostro equilibrio dei poteri che fonda il sistema democratico".

Le norme prevedono però sistemi di controllo molto chiari, e si commetterebbero dei reati gravi qualora quei controlli venissero elusi, ribatte il giornalista Giuliano Foschini. "Io parlo di qualcosa che conosco, essendo stato a Palazzo Chigi. Non posso evidentemente svelare particolari coperti da segreto, di ufficio e di Stato, ma posso dire qual era stata sempre la mia linea: ero stato irremovibile nel dire che esiste un confine di etica della democrazia che impedisce ai Servizi di intercettare giornalisti e parlamentari in questo sistema di intercettazioni preventive a strascico. Di più: non ho mai visto una sola riga che riportava intercettazioni preventive. Di quelle si occupava l'Autorità delegata. Ora chiedo: la premier Meloni e il sottosegretario Mantovano la pensano come me o diversamente? A Palazzo Chigi in questi anni è successo altro?".

"Io non so cosa è accaduto ai tempi di Conte premier e Vecchione capo dell'intelligence – insiste Renzi – Non so come sono state utilizzate le intercettazioni preventive. Non so cosa sta accadendo ora, con il governo Meloni. Ma suggerisco che Mantovano smentisca in modo chiaro che queste vengono effettuate su parlamentari e giornalisti. Io di giornalisti ne ho querelati tanti, non ho un buon rapporto con la categoria. Ma qui in gioco è il sistema democratico del Paese, mi sembra di essere tornato ai tempi in cui bloccai la nomina di Elisabetta Belloni a presidente della Repubblica perché il capo dei Servizi non può diventare capo dello Stato. Non ci possono essere opacità su questo tema: vi sembra possibile che l'ufficio del premier possa avere report sui lavori di direttori di giornale, cronisti? O sugli avversari politici? Ma in che Paese siamo?".

Quella di Madron e Bisignani è però un'allusione, anche vaga, non una certezza, gli viene fatto notare dal giornalista. "Sia chiaro: il mio problema non è il governo Meloni perché se questa abitudine esiste, sono certo che bisogna andare indietro nel tempo. Io non voglio fare polemica con loro, non è un problema di gestione dell'intelligence. Stimo Mantovano e sono certo che faccia bene il suo lavoro. E non metto in discussione il diritto del governo di fare le nomine che preferisce scegliendo persone degnissime come Vittorio Pisani e Andrea de Gennaro, dal curriculum impeccabile. Ripeto: se però davvero sono stati intercettati preventivamente giornalisti e politici, sono state minate le basi della democrazia. Il Governo ha il dovere della verità. Non vedo l'ora che arrivi una smentita ufficiale".

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