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Senza reddito di cittadinanza ci sarebbe un milione di poveri in più, 3 su 4 al Sud: i dati Svimez

Il report del centro studi Svimez, presentato oggi alla Camera, evidenzia tra le altre cose l’impatto positivo avuto dal reddito di cittadinanza per limitare la povertà. Al centro del rapporto, però, c’è la disparità tra Nord e Sud: le regioni meridionali sono state più colpite dall’aumento dei prezzi, e lo saranno anche nei prossimi anni.
A cura di Luca Pons
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Il reddito di cittadinanza ha evitato che oggi ci fossero un milione di poveri in più rispetto al 2020, dei quali tre su quattro si troverebbero al Sud. Il Rdc ha dei limiti nella capacità di portare all'inserimento nel mondo del lavoro, ma bisogna "fare attenzione a scaricare sui beneficiari gli effetti della carenza di domanda di lavoro e delle inefficienze dei centri per l'impiego": tra gli ‘occupabili' che percepiscono il reddito, solo uno su cinque ha avuto un'offerta di lavoro.

Il 49° rapporto annuale del centro studi Svimez, presentato oggi, evidenzia la forte disparità nella situazione economica tra le regioni del Sud e quelle del Centro-Nord, e sottolinea il ruolo positivo che ha avuto il reddito di cittadinanza nell'evitare la diffusione della povertà. Non che questa sia stata portata a zero, anzi: il prossimo anno, a causa dei prezzi aumentati dell'energia e dei beni alimentari, la famiglie in povertà assoluta potrebbero aumentare all'8,6% del totale. Un punto in più di quest'anno.

L'aumento, secondo Svimez, colpirà molto di più il Meridione: dei 760mila nuovi poveri (287mila famiglie), la stima è che due terzi (circa 500mila persone) saranno al Sud. Qui l'incidenza delle famiglie in povertà assoluta aumenterà di 2,8 punti percentuali, rispetto allo 0,3 del Nord e allo 0,4 del Centro.

A sua volta, la differenza nella distribuzione dei redditi porta a un impatto maggiore dell'inflazione. Al Sud gli acquisti si concentrano molto di più sui beni di consumo, che sono stati colpiti maggiormente dal rincaro delle materie prime. Questo significa che, nelle stime di Svimez, l'aumento dei prezzi al consumo nel 2022 è stato del 9,9%, mentre nel Centro-Nord, dove gli acquisti si concentrano in media di più sui servizi (i cui costi sono aumentati, ma di meno) il prezzo del ‘carrello della spesa' medio è salito dell'8,3%.

Anche gli altri dati economici lo confermano. Nel 2023 la previsione nazionale è di una crescita del Pil attorno all 0,5%, ma c'è una forte differenza: per il Centro-Nord questo significa una crescita dello 0,8%, mentre per il Sud si prevede un calo, con il – 0,4%. Lo stesso si è verificato nel 2022, un anno di crescita decisa (+3,8% del Pil). Il dato del Centro-Nord è +4%, quello del Meridione +2,9%. Questo è dovuto anche alla crisi energetica, che colpirà maggiormente le famiglie e le imprese del Sud.

Sempre in tema di lavoro, un altro fenomeno che il reddito di cittadinanza aiuta a limitare e quello dei "working poor": chi lavora, ma ha uno stipendio così basso da restare comunque sotto la soglia di povertà. Il cosiddetto "part-time involontario", di chi vorrebbe lavorare a tempo pieno ma non ha l'opportunità di farlo, contribuisce a creare questa situazione. Secondo i dati Svimez, i dipendenti con bassa retribuzione sono il 34% dei lavoratori al Sud, mentre sono il 18% nel resto d'Italia. Chi lavora part-time ma non vorrebbe, invece, è il 77% del totale nel Meridione, 54,7% al Nord.

Un settore particolare su cui si concentra il rapporto Svimez è quello dell'istruzione. Il caso della scuola dell'infanzia è emblematico: "Nel Mezzogiorno", recita il rapporto, "è molto meno diffuso l’orario prolungato (offerto solo al 4,8% dei bambini); viceversa è più diffuso l’orario ridotto (20,1%) rispetto al Centro-Nord: 17% e 3,6% rispettivamente per orario prolungato e ridotto".

Tra le possibilità presentate dal rapporto, per un rilancio del Meridione, c'è il fenomeno del reshoring – cioè il ritorno in Italia di aziende che si erano delocalizzate all'estero – e le risorse del Sud per quel che riguarda le fonti di energia rinnovabili: vento, mare, sole. In entrambi i casi, però, sono necessari grossi investimenti per migliorare la rete delle infrastrutture meridionali, dai trasporti alla connessione Internet. Per questo, sarà necessario gestire bene i fondi del Pnrr.

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