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Sciopero dei benzinai

Sciopero dei benzinai del 25-26 gennaio, le mosse del governo Meloni per evitarlo

Lo sciopero dei benzinai del 25-26 gennaio è stato confermato. Oggi pomeriggio si terrà l’ultimo incontro tra sindacati e governo Meloni per evitarlo. Sul tavolo ci sono le modifiche al decreto Carburanti.
A cura di Luca Pons
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Lo sciopero dei distributori di carburante, fissato per il 25-26 gennaio, al momento è confermato. La polemica tra benzinai e governo non si è fermata dopo l'entrata in vigore del decreto Carburanti, anzi. Le rivendicazioni della categoria contro "l'ondata di fango" ai danni della categoria sono rimaste. Oggi il ministero delle Imprese incontrerà i sindacati per un ultimo tentativo di mediazione, e le trattative si concentreranno sulle possibili modifiche al decreto Carburanti.

Cosa dice il decreto Carburanti che i benzinai vogliono cambiare

Al centro delle contestazioni dei benzinai c'è l'ultimo decreto Carburanti, con le sanzioni che questo prevede per i benzinai. In particolare, i sindacati hanno detto che queste misure "criminalizzano un'intera categoria", perché fanno passare l'idea che la responsabilità per l'aumento dei prezzi di benzina e diesel sia dei distributori che aumentano i prezzi illegalmente, e non del governo che ha ripristinato le accise.

Le misure più discusse sono gli obblighi per i distributori. Da una parte, dovranno esporre il prezzo medio regionale (e non più nazionale, come previsto dalla prima versione del decreto) dei carburanti vicino al proprio. Per adattarsi avranno al massimo un mese – 15 giorni perché il ministero emani un decreto con le informazioni più dettagliate, e altri 15 perché i distributori si adeguino alla misura.

In più, i distributori dovranno comunicare il proprio prezzo al ministero delle Imprese ogni giorno, e non più una volta a settimana. Questo permetterà al ministero di calcolare la media regionale quotidianamente. Per chi non rispettasse l'obbligo di mettere in mostra la media regionale, o l'obbligo di comunicare il prezzo quotidianamente, le sanzioni andranno da 500 a 6mila euro, e dopo la terza violazione ci sarà la sospensione dell'attività da 7 a 90 giorni.

Infine, il decreto Carburanti ha previsto anche di rafforzare i collegamenti tra Guardia di Finanza, Antitrust e Garante per la sorveglianza dei prezzi. Le tre entità avranno il compito di sorvegliare e fermare sul nascere eventuali tentativi di speculazione. Un altro provvedimento che, secondo i benzinai, sposta l'attenzione sulle pompe invece che sul vero motivo dell'aumento di prezzo dei carburanti, cioè le accise.

Cosa può fare il governo per evitare lo sciopero delle pompe del 25-26 gennaio

"Il governo era ed è in ascolto. Sentirò le loro proposte di modifica e valuteremo". Così il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che incontrerà le delegazioni sindacali oggi, attorno alle 14.30.

L'incontro, sulla carta, sarebbe la prima riunione di un tavolo permanente per la riforma del settore dell'erogazione carburante. Tra i punti da trattare ci dovrebbe essere anche la riduzione del numero di distributori, che oggi sono circa 22.500 mentre secondo alcune stime potrebbero bastarne 12mila per soddisfare il fabbisogno di benzina. Ma, per quanto riguarda la riunione di oggi, "se non si riparte dal decreto si conferma lo sciopero", hanno detto i benzinai.

"Venerdì scorso", dopo il primo incontro tra sindacati e governo, "ci siamo lasciati senza che il decreto fosse ancora pubblicato. Ora che il quadro è chiaro – ha detto il ministro Urso – i sindacati potranno potranno esprimersi in maniera compiuta e illustrare le loro obiezioni".

Il decreto può ancora essere modificato: trattandosi di un decreto-legge del governo, è valido al massimo per 60 giorni e per diventare una vera e propria legge deve essere approvato dalla Camera e dal Senato, che possono cambiarlo. "Se le richieste saranno convincenti, il decreto potrà essere modificato dal Parlamento", ha chiariro infatti Urso.

Probabilmente, tra le richieste dei benzinai ci sarà quella di ridurre le sanzioni previste. Su questo "ragioneremo", ha detto il ministro, concentrandosi però su un altro punto: "Bisogna far emergere le migliaia di pompe, circa quattromila, recidive e inadempienti che non mandano le comunicazioni sui prezzi al mio dicastero. Sono convinto che i gestori saranno d'accordo: la condotta irregolare di pochi colpisce i due-terzi dei distributori che rispettano le norme". Una mediazione, quindi, potrebbe concentrarsi su questi due punti: da una parte le sanzioni da ridurre, dall'altra i benzinai ‘irregolari' da perseguire.

Cosa è successo e perché i benzinai vogliono scioperare

L'annuncio dello sciopero, arrivato per la prima volta il 12 gennaio, è stato la conseguenza di giorni di tensione tra i gestori delle pompe e il governo, a causa del caro carburante. Dopo l'aumento dei prezzi di benzina e diesel avvenuto a inizio anno – e dovuto soprattutto alla scelta del governo Meloni di ripristinare le accise sul carburante – l'esecutivo ha detto che la crescita eccessiva dei prezzi era probabilmente dovuto a fenomeni di speculazione, cioè a singoli benzinai che approfittavano del ritorno delle accise per aumentare i prezzi ancora di più.

Seguendo questa linea, pochi giorni dopo il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha annunciato che la Guardia di Finanza aveva aumentato i controlli sui distributori. Nella prima bozza del decreto Carburanti, annunciata il 10 gennaio, era previsto un rafforzamento dei controlli – grazie a più collaborazione tra Guardia di Finanza e Antitrust – e nuovi obblighi per i benzinai, tra cui quello di esporre il prezzo medio nazionale della benzina accanto a quello del proprio distributore.

I gestori delle pompe hanno risposto a questa linea del governo proclamando uno sciopero nazionale il 25 e il 26 gennaio, per "porre fine a questa ‘ondata di fango' contro una categoria di onesti lavoratori e cercare di ristabilire la verità". Il governo "aumenta il prezzo dei carburanti e scarica la responsabilità sui gestori" con una "campagna medatica vergognosa", diceva il comunicato dei benzinai, denunciando "un esecutivo a caccia di risorse per coprire le proprie responsabilità politiche, senza avere neppure il coraggio di mettere la faccia sulle scelte operate".

Dopo un colloquio con il governo, lo sciopero era stato congelato, in attesa di vedere il testo definitivo del decreto Carburanti. Ma quando questo è stato pubblicato, i sindacati non sono stati soddisfatti. "Continua lo scaricabarile del governo", hanno dichiarato in una nota. "A queste condizioni, è confermato lo sciopero". L'incontro di oggi sarà l'ultima occasione del governo per far cambiare idea ai gestori.

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