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Salvini: “Europa ci chiede di ritirare decreto Ong? Mi interessa meno che zero”

“L’Europa, invece di dar lezioni, aiuti l’Italia a non essere l’unico punto di approdo degli immigrati. Il decreto Ong non cambia di una virgola”: lo dice Matteo Salvini commentando la richiesta del Consiglio d’Europa.
A cura di Annalisa Girardi
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Matteo Salvini dice che gli interessa "meno di zero" la richiesta del Consiglio d'Europa di ritirare il decreto Ong. Parlando con i giornalisti a margine di un evento a Milano, il ministro dei Trasporti ha commentato: "Siamo un Paese sovrano, con un Parlamento e un governo democraticamente eletti e nominati. L'Europa, invece di dar lezioni, aiuti l'Italia a non essere l'unico punto di approdo degli immigrati. Dia una mano all'Italia che è lasciata drammaticamente sola".

Per poi aggiungere: "Il decreto Ong non cambia di una virgola".

Il Consiglio d'Europa, un'organizzazione internazionale da non confondere con l'istituzione Ue, aveva mandato una lettera all'esecutivo italiano, chiedendo di rivedere il decreto del ministro Matteo Piantedosi per quanto riguarda i soccorsi in mare da parte delle organizzazioni umanitarie. Lettera a cui il Viminale aveva risposto affermando che il decreto non ostacolasse in alcun modo i salvataggi in mare e che fossero le navi umanitarie a non rispettare la normativa internazionale.

Della questione migratoria ha parlato anche Giorgia Meloni questa mattina, durante l'incontro con il primo ministro svedese. Un colloquio in vista del prossimo Consiglio europeo straordinario, che vedrà al centro proprio la revisione del Patto sulle migrazioni e l'asilo.

"Il Consiglio europeo ricorda l'importanza di una politica dell'Ue unificata, globale ed efficace in materia di rimpatrio e riammissione nonché di un approccio integrato al reinserimento – si legge nella bozza del documento che verrà discusso dai leader Ue nel vertice della prossima settimana – È necessaria un'azione rapida per garantire rimpatri effettivi, dall'Unione europea e dai Paesi terzi lungo le rotte, verso i Paesi di origine, utilizzando come leva tutte le pertinenti politiche, strumenti e strumenti dell'Ue, tra cui la diplomazia, lo sviluppo, il commercio e i visti, nonché migrazione legale e investimenti".

Il Consiglio Ue, infine, ha invitato la Commissione "ad avvalersi pienamente del meccanismo dell'articolo 25 bis del codice dei visti, compresa la possibilità di introdurre misure restrittive in materia di visti in relazione a paesi terzi che non cooperano in materia di rimpatri".

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