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Rimborsopoli, assolto Molinari: per la Cassazione le spese sotto accusa non costituiscono reato

Indagato nel quadro dell’inchiesta Rimborsopoli in Piemonte, lo scorso anno Riccardo Molinari era stato condannato in appello a 11 mesi di reclusione per peculato. Ora la sesta sezione penale della Corte di Cassazione ha annullato la condanna in quanto “il fatto non costituisce reato”. I giudici hanno invece stabilito che ci sarà un secondo appello per l’ex governatore del Piemonte, il leghista Roberto Cota, e altri 23 imputati.
A cura di Annalisa Girardi
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È stato assolto il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari. Indagato nel quadro dell'inchiesta Rimborsopoli in Piemonte, lo scorso anno è stato condannato in appello a 11 mesi di reclusione per peculato. Ora la sesta sezione penale della Corte di Cassazione ha annullato la condanna in quanto "il fatto non costituisce reato". I giudici hanno invece stabilito che ci sarà un secondo appello per l'ex governatore del Piemonte, il leghista Roberto Cota (condannato a un anno e sette mesi), per il parlamentare del Carroccio Paolo Tiramani (condannato a un anno e cinque mesi) e per la deputata di Fratelli d'Italia Augusta Montaruli (condannata a un anno e sette mesi). Anche per gli altri 21 imputati nel processo ci sarà un appello bis.

Confermata invece la condanna più alta, di quattro anni e sei mesi, inflitta a Michele Giovine. Nell'inchiesta Rimborsopoli, le accuse erano varie: in generale, tuttavia, si contestava l'utilizzo improprio dei fondi destinati al funzionamento dei gruppi consiliari nella legislatura 2010/2014. In altre parole, le indagini hanno preso in esame dei rimborsi spese che non sarebbero legittimati. Fra questi vi sarebbero cene, trasferte, alberghi, ma anche tosaerba e gioielli.

L'accusa pendente su Molinari era fra le più leggere, in quanto gli veniva contestato un peculato poco superiore ai mille euro. Una spesa che i giudici hanno ritenuto legittima e che non costituiva reato. Già in primo grado il tribunale aveva diviso quelle spese da considerarsi illeciti da quelle ritenute invece non punibili. La Corte d'Appello, invece, si era mostrata più severa, confermando le condanne agli imputati e anche alzando le pene previste. Questa decisione era stata poi spiegata dal fatto che "incontri al bar o cena al ristorante non hanno rilievo politico".

Il nome di Riccardo Molinari, in questi giorni è al centro dell'attenzione mediatica anche per l'inchiesta dei dipendenti della Lega pagati con soldi pubblici. In un articolo pubblicato su Fanpage.it, Stefano Vergine racconta la testimonianza di Loredana Zola, per anni segretaria amministrativa della sezione piemontese della Lega Nord: "L'ex segretaria del partito ha messo a verbale una lista di persone che, a detta sua, lavoravano per il partito ma per anni sono stati pagati con fondi della Regione. C'è Riccardo Molinari, oggi capogruppo della Lega alla Camera oltreché vice segretario federale", si legge.

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