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Riforme, il governo dice che non toccherà il Quirinale: “Non depotenziamo ruolo Capo dello Stato”

Sul tema delle riforme la ministra Casellati si è detta “soddisfatta” per i colloqui tra governo e opposizioni. Il sottosegretario Fazzolari ha assicurato che “nessuno immagina di interrompere prima della scadenza naturale il mandato di Mattarella”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Dopo la lunga giornata di ‘consultazioni', in cui il governo ha voluto avviare un confronto con le opposizioni prima di avviate l'iter sulle riforme istituzionali, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha annunciato che presto elaborerà una proposta, tenendo anche conto dei pareri delle forze politiche di minoranza. In ogni caso, è stato spiegato dall'esecutivo, qualsiasi riforma non entrerebbe in vigore prima della prossima legislatura. L'obiettivo è quello di garantire "stabilità" al Paese, ha ripetuto la presidente del Consiglio, e garantire che venga rispettato il voto dei cittadini nelle urne.

Meloni dopo i colloqui ha tirato le somme: praticamente tutti i leader dei partiti convocati martedì a Montecitorio si sono espressi contro l'ipotesi dell'elezione diretta del Presidente della Repubblica; mentre maggiori aperture si sono registrate sul opzione ‘premiarato', cioè l'elezione diretta del presidente del Consiglio, con il Parlamento che elegge il Presidente della Repubblica, il quale mantiene il suo ruolo di personalità super partes e di contrappeso.

Oggi la ministra delle Riforme Maria Elisabetta Alberti Casellati, in un'intervista al quotidiano La Stampa, si è detta "soddisfatta" perché "i tempi sono maturi per una riforma condivisa". Il bilancio, insomma, è "positivo".

"Martedì si è raggiunto un primo importante risultato. Dal confronto a tutto campo con le forze politiche di opposizione è emerso unanimemente che le riforme costituzionali servono per dare finalmente stabilità al governo del nostro Paese. 68 governi in 75 anni di storia repubblicana, con la durata media di 14 mesi, non sono accettabili".

Elly Schlein e Giuseppe Conte hanno posto dei veti rispetto al presidenzialismo: no all'elezione diretta, no a toccare la figura del Capo dello Stato. Casellati però ha sottolineato che il governo non si è presentato al tavolo delle trattative "con una ricetta precostituita o con un testo predefinito, ma con un'agenda aperta, che poggia su due capisaldi: la stabilità e l'elezione diretta del presidente della Repubblica o del presidente del Consiglio. Quindi non ho vissuto la proposta di non toccare la figura del presidente come un veto, ma come una opzione che avevamo già messo in campo", ha detto Casellati.

La ministra ha confermato poi che durante i colloqui è stato "registrato un orientamento prevalente a favore del premierato, anche se con accenti diversi, da parte delle opposizioni". Mentre sull'ipotesi di una Bicamerale, suggerita dal leader pentastellato, ha detto: "Non sono contraria in maniera pregiudiziale ma i fatti sono chiari. In passato, a fronte di tempi troppo lunghi, non si è mai raggiunto alcun risultato. Preferisco lo strumento indicato per le riforme costituzionali dai Padri Costituenti nell'art.138 della Costituzione, che esalta il ruolo centrale del Parlamento quale sede naturale del dibattito politico".

Anche Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio con delega all'attuazione del programma di Governo, in una intervista al Corriere della Sera, ha detto che negli incontri dell'esecutivo con le opposizioni "è emersa una grande attenzione a non depotenziare il ruolo super partes del presidente della Repubblica. Una riforma di questo genere va vista per il futuro, è ovvio che entrerebbe in vigore solamente con la nuova legislatura. E nessuno immagina di interrompere prima della scadenza naturale il mandato di Mattarella".

Fazzolari ha spiegato che "una riforma che dà stabilità al governo è la principale misura economica che si possa dare all'Italia, che negli ultimi vent'anni è cresciuta nel complesso del 4%, mentre Francia e Germania crescevano del 20%. Un divario figlio anche della fragilità e instabilità dei governi, per questo la riforma è fondamentale per il bene della nazione".

E ha sottolineato che "non può entrare in vigore prima della fine della legislatura. Non siamo così ingenui da immaginare di fare a nostro vantaggio qualcosa che accadrà nel 2027. E non possiamo prevedere chi sarà fra 4 anni il soggetto politicamente più forte". 

Meloni "ha rilevato due grandi criticità. La prima è la totale instabilità dei nostri governi, che cambiano in media ogni due anni. E questo, per un Paese grande e potente, comporta difficoltà a stare ai tavoli internazionali. Sorprende che l'allarme abbiamo dovuto lanciarlo noi". Fazzolari ha inoltre osservato che "tutte le forze condividono l'idea che l'attuale sistema istituzionale italiano non funziona, è già un enorme punto di partenza".

"Il secondo grande problema – ha aggiunto – è che governi sempre più scollegati dall'esito del voto popolare comportano una totale disaffezione dell'elettorato e quindi una delegittimazione delle istituzioni. Sul come affrontare questi problemi ci sono grandi distanze, ma tutti concordano sul fatto che il nostro sistema istituzionale sia un elemento di fragilità per il Paese".

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