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Reddito di cittadinanza, le ultime notizie

Reddito di cittadinanza, solo tra il 3 e l’8% dei percettori ha trovato lavoro o ha fatto formazione

Una ricerca dell’Inapp evidenzia le difficoltà del reddito di cittadinanza nell’attuazione delle politiche attive del lavoro: solo una quota tra il 3 e l’8% dei beneficiari ha trovato un impiego o ha fatto formazione.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Il reddito di cittadinanza appartiene ormai al passato, per decisione del governo Meloni. L'esecutivo ha scelto di smontare il sostegno, sostituendolo con la Mia già nel corso di quest'anno, ma sull'aiuto continuano a uscire studi che mostrano l'impatto avuto in questi anni. L'ultima, in ordine di tempo, è quella dell'Inapp, che considera anche il precedente sostegno di contrasto alla povertà: il reddito di inclusione, il vecchio Rei. Secondo la ricerca i destinatari degli aiuti hanno avuto in minima parte accesso a un servizio che li orientasse verso un'occupazione, o che li aiutasse in qualche modo a trovare lavoro.

"L'offerta di lavoro e di attività formative per i beneficiari del reddito di cittadinanza – si legge in un passaggio della ricerca – è il punto dolente. Solo una quota tra il 3% e l'8% a seconda del servizio, ritiene che la misura abbia prodotto risultati in termini di attivazione lavorativa e formativa". Lo studio, però, evidenzia anche che "sono prevalentemente donne (60%), sui 49 anni, sole e/o con figli le principali beneficiarie delle misure di sostegno al reddito (Rei e Rdc)". Questo perché le misure di sostegno al reddito hanno aiutato non solo chi si trova semplicemente in condizione di svantaggio economico – spiega lo studio – ma anche chi vive in determinate condizioni a livello relazionale, di istruzione e formazione.

La criticità principale nell'accesso al lavoro, però, spesso è la presa in carico dei percettori di aiuti: servono mediamente quattro mesi e mezzo tra l'autorizzazione all'erogazione del sostegno e la presa in carico da parte dei centri per l'impiego. Solo la metà dei centri riesce a convocare entro i trenta giorni – che sono quelli previsti dalla norma – il percettore che ha avuto accesso all'aiuto. Il divario si allarga ulteriormente tra Nord e Sud, dove si passa da tre mesi e mezzo a cinque e mezzo. E parliamo sempre di medie. Poi, dopo la convocazione, il percorso risulta meno problematico: dalla stipula del patto all'agenda degli appuntamenti. Certo è che, alla fine, i risultati sulle politiche attive sono stati deludenti. E quel dato, tra il 3 e l'8%, lo dimostra.

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